lunedì 28 maggio 2012

la guerra infinita

apre SARA questo post


Se tutti ragionassimo di più e non ci lasciassimo trasportare dalle passioni, troveremmo meno motivi, o forse nessuno, per andare in guerra.

Noi pensiamo che una guerra sia giusta quando si fa per riconquistare la libertà perduta o per difenderla quando viene minacciata e pensiamo che sia ingiusta quando si fa per privare altri della libertà.

Ma chi decide una guerra, difficilmente viene a dirci che privare gli altri della libertà è il suo principale obiettivo perciò può ingannarci.

Forse non c'è più nessuna  guerra che si possa giustificare.

Le guerre combattute negli ultimi tempi non rispettano più alcuna regola, e provocano orrori che non si possono tollerare.

Per esempio, le guerre tribali in cui popoli che per secoli hanno vissuto insieme, hanno lavorato insieme, hanno goduto insieme di colpi di fortuna inaspettati e che insieme hanno subito i forse troppo frequenti colpi della mala sorte, all'improvviso decidono di non poter più sopportare l'uno la compagnia dell'altro. Vogliono avere la terra soltanto per se stessi e a questo scopo devono liberarla dagli ex vicini. Per raggiungere il loro fine, uccidono e uno di fronte all'altro diventano crudeli e continuano ad uccidere e a devastare.

Ci sono poi guerre in cui i colpi vengono lanciati dall'alto o da grandi distanze.
Non c'è  combattimento in una guerra del genere, di modo che quelli dichiarati nemici non abbiano la possibilità di rispondere al fuoco e quelli che colpiscono il bersaglio non debbano temere di essere colpiti a loro volta.

Quello che è orribile in queste guerre è che civili, che la guerra non hanno mai voluto, sono le vittime principali.



Riduzione da l’Unità 2002

5 commenti:

  1. FEDERICA


    penso alla guerra preventiva nata dopo l’attentato delle Torri Gemelle, a New York, l’11 settembre 2001.

    Gli Stati Uniti hanno elaborato la teoria secondo la quale è giusto prevenire gli attacchi nemici: uno stato ha il diritto e il dovere di difendersi dal terrorismo e dai pericoli armati che lo minacciano.

    Secondo questo principio, una Coalizione di Stati è intervenuta in Iraq nel 2003, per abbattere Saddam Hussein, ritenuto un pericoloso dittatore e un sostenitore dei terroristi.

    Ciò ha suscitato un dibattito molto acceso fra i favorevoli e i contrari alla guerra in genere o alla guerra preventiva in particolare.

    Chi è contrario sostiene che esso è figlio delle ingiustizie fra i popoli, e che i terroristi diventano tali perché vivono in condizioni disperate.

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  2. PAOLO

    Guerra preventiva è "il tentativo di respingere o sconfiggere un'offensiva percepita come inevitabile, o per ottenere un vantaggio strategico in un'imminente guerra, (presumibilmente inevitabile),prima che la minaccia si materializzi".

    Di solito l'atteggiamento è difensivo e l'unico tipo di attacco è un attacco armato.
    Il primo teorico della guerra preventiva fu Schmitt, giurista e filosofo tedesco, che fornì la base filosofica alla tesi hitleriana dell'aggressione contro la Polonia in chiave di guerra preventiva.
    Quando Hitler invase la Polonia, giustificò la legalità della guerra preventiva con le esigenze della sicurezza nazionale tedesca a cui serviva un Grossraum cioe una sfera d'influenza capace di proteggere il Reich da coloro che premevano sui confini orientali.

    Ci sono vari esempi, i piu importanti furono la Prima Guerra Mondiale,la Seconda Guerra Mondiale e qualcuno dice anche la Guerra Fredda tra USA e URSS.

    Questa guerra preventiva però, come ha detto Federica, è scoppiata maggiormente dopo l'attentato alle Torri Gemelle,al pentagono e, per fortuna non riuscito, alla Casa Bianca eseguito da terroristi che, secondo Alcuni, erano sostenuti da Saddam Hussein.

    Per questo si è formata una coalizione, capeggiata da Stati Uniti e Gran Bretagna, che è intervenuta in Iraq per uccidere Saddam Hussein.

    Questo conflitto ha suscitato un dibattito fra favorevoli e contrari alla guerra preventiva.

    Io penso,personalmente,che sia meglio "parlare" pittosto che risolvere questi problemi con la guerra, perchè la guerra porta solo distruzioni e soprattutto morte.

    Si può vivere meglio cercando di trovare compromessi.

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  3. MIRIAM
    NON VIOLENZA

    Fonte: Wikipedia
    La non violenza è uno stile di vita ed un metodo per ottenere positivi cambiamenti sociali, senza che questo cambiamento comporti distruzione, umiliazione, punizione di chi vi si oppone. La non violenza attiva è una risorsa a disposizione di tutte le persone e le comunità per affermare i propri diritti e dunque la propria dignità. Essa consente di combattere i meccanismi di oppressione e ingiustizia senza cadere prigionieri della spirale disumanizzante della violenza. La non violenza prevede in ogni singola iniziativa o campagna l’elaborazione di un programma costruttivo e sottende anche un progetto globale teso a rimodellare in senso più umano i principi e i rapporti che regolano la società.

    La cronaca ogni giorno ci racconta come sia in aumento la violenza: tra le mura domestiche, nelle relazioni sociali familiari e professionali, nei rapporti occasionali di semplice convivenza civile. Se le guerre non sono in diminuzione, molto meno lo sono le spese per gli armamenti e la sicurezza, ma ciò che preoccupa in questo tempo di crisi economica - finanziaria ma soprattutto ideale - è l'aumento dell'aggressività, dell'individualismo, del senso di impotenza e di rassegnazione che ci fa diventare sempre più cattivi nei pensieri e nelle azioni.

    Il 24 settembre 1961 si celebrava la prima marcia della pace da Perugia ad Assisi, promossa, ideata e condotta da Aldo Capitini, il padre della non violenza in Italia. Quattro mesi più tardi il 10 gennaio 1962, esattamente cinquant'anni fa, con un documento ufficiale Capitini, dalla sua Perugia, indicava nel movimento non-violento per la pace il luogo dove "aderiscono pacifisti integrali, che rifiutano in ogni caso la guerra, la distruzione degli avversari, l'impedimento del dialogo e della libertà d'informazione e di critica. Il movimento - concludeva l'appello manifesto - prende iniziative per la difesa e lo sviluppo della pace e promuove la formazione di Centri in ogni luogo".

    Il pensatore perugino Capitini aveva cercato di trasferire le idee gandhiane nel contesto nazionale con una serie di adesioni nel mondo della cultura, della politica e della religione; da Norberto Bobbio a Giovanni Arpino, da don Lorenzo Milani a padre Ernesto Balducci.
    .......

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  4. CHIARA

    In questi ultimi anni vengono definite “guerre umanitarie” gli interventi armati per difendere i diritti di un popolo sofferente a causa di una guerra civile o che subisce attacchi da un altro popolo.

    Anche su questo tipo di guerra ci sono divergenze di opinione: alcuni sostengono che è un’assurdità portare la pace con le armi e altri ancora che è un dovere delle autorità internazionali.

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  5. GIORGIA

    Noi italiani siamo molto fortunati perché ormai da tanto tempo abbiamo finalmente conquistato la nostra democrazia anche se a costo di tante vite umane. Per noi giovani la guerra sembra una cosa molto lontana ma se ci soffermiamo a parlare con i nostri nonni e bisnonni dalle loro testimonianze possiamo scoprire che l’ultima guerra mondiale è stata davvero portatrice di morte e distruzione.

    Noi giovani non ci rendiamo davvero conto di cos’è la guerra per questo a volte anche osservando le immagini mostrate in televisione facciamo fatica a comprendere cosa sia in realtà un vero e proprio conflitto. Soprattutto non ci rendiamo conto delle cause che possano averlo scatenato.

    Le motivazioni che portano ad una guerra non sono mai giuste anche perché penso che fino all’ultimo bisogna tentare ogni strada di mediazione.

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