Le
truppe tedesche avevano occupato militarmente tutta l’area centrale della
penisola, rafforzando tre linee difensive: Gustav, Barbara e Reinhard.
Con
la linea Gustav, Ortona diventava un punto strategico per il controllo tedesco
dell’Italia centrale e mai nessuno avrebbe potuto immaginare quale terribile
destino avrebbero riservato ad Ortona i terribili sette mesi di lotta a partire
dal 22 dicembre 1943. Alleati e tedeschi combatterono casa per casa: in pieno
centro ma soprattutto in Piazza San Francesco e nella zona di Terravecchia. Stremati
dalla fame, dal freddo e dalla violenza della
guerra furono tanti gli ortonesi caduti. I monumenti e le case furono
distrutti, non venne risparmiata nemmeno la Basilica del santo patrono.
La
città era stata divisa in tre zone strategiche: la prima andava dalle quattro
strade fino a Piazza Porta Caldari; l’area due andava da Corso Vittorio
Emanuele fino a Piazza della Repubblica, dove c’erano sia il quartiere generale
tedesco che quello canadese nei pressi del Teatro Vittoria, la terza e ultima
zona comprendeva il quartiere di Terravecchia.
A
questo punto il nostro gruppo di ricerca ha
ricordato come i nonni e i bisnonni di ognuno di noi abbiano raccontato a
tutti la terribile situazione che si viveva all’ epoca e come tutti i civili
furono costretti al famoso “Sfullamente” (ossia lo sfollamento) : chi poteva,
preferiva abbandonare le proprie case per andare a rifugiarsi nelle campagne o
nelle grotte vicino al mare.
Il
fronte, dopo la liberazione, si fermò nelle campagne a nord di Ortona percorse
da fossi e da valli continui: Schiavi, Riccio, Ghiomera, Foro .Le vittime
furono tantissime e sul piano della storia conosciuta, una distruzione così
devastante non si era mai verificata. Per ricordare le numerose vittime, già da
alcuni anni, nei pressi del cimitero attuale è stato realizzato un dignitoso
sacrario dei caduti civili. I caduti civili sono stati 1314 e per essi Ortona
ha ottenuto la medaglia d’oro al valore civile.
Quello
che tutti noi ci chiediamo è :”questo massacro si sarebbe potuto evitare?”. La
responsabilità di tutto è stata sicuramente del capo del governo Benito
Mussolini con la “complicità” del re Vittorio Emanuele III che di fatto non fu
in grado di limitare lo strapotere fascista. La sua inadeguatezza poi si è manifestata
ancora di più con la sua fuga dal porto di Ortona nel bel mezzo della guerra. Fuga che ha visto
l’Italia abbandonata a se stessa.
Dopo
la guerra fu duro ritornare alla vita di tutti i giorni soprattutto perché
l’economia era in crisi, non c’era lavoro e l’inflazione superava il 100%. C’
era però un grande desiderio di rinascita che si concretizzò in un clima di
operosità e grande spirito di sacrificio. L’apice di questo grande periodo di
desiderio di rinascita culminò con le elezioni politiche del 1948.
Quello
che è rimasto più vivo nell’ immaginazione di noi ragazzi è stato l’enorme violenza
che il popolo ortonese ha dovuto subire durante la guerra: cose inimmaginabili
per noi che invece abbiamo sempre vissuto in pace. Ci ha colpiti molto sentire come
gli ortonesi hanno dato l’assalto ad un treno che portava rifornimenti di
zucchero e farina, al fronte del sud: erano ortonesi come noi stremati dalla
fame e dagli stenti della guerra. Come terribile è stato sentire come gli
ortonesi dovevano obbedire alle richieste di cibo dei soldati tedeschi. Ma
forse quello che più ci ha amareggiati è stato immaginare il rumore delle bombe
che cadevano su Ortona , gli ortonesi che si rifugiavano per poi uscire a
vedere chi era stato colpito. Le vittime umane furono tantissime. Molto
probabilmente nel territorio comunale di Ortona e durante i sette mesi di
fronte, caddero oltre 2000 canadesi e circa 600 tedeschi.
I
nostri nonni e i nostri bisnonni ci hanno raccontato che i canadesi e gli
alleati in genere hanno avuto un rapporto migliore e cordiale con gli abitanti
di Ortona: cercavano sempre di aiutare la popolazione civile che era in
gravissimo disagio, distribuendo viveri.
Ringraziamo anche l'Archeologa Maria Luisa Orlandi, Presidente dell'Associazione Culturale Experio Ortona, per le sue preziose lezioni "sul campo" !
Gruppo: Giorgia, Irma,
Ciro, Lorenzo e Matteo.
per approfondire
http://digilander.libero.it/historia_militaria/ortona1.htm
per approfondire
http://digilander.libero.it/historia_militaria/ortona1.htm
Il 25 luglio 1943 il Gran consiglio del fascismo sfiduciò Mussolini e Vittorio Emanuele III affidò il governo al maresciallo Pietro Badoglio, il capo dell'esercito.
RispondiEliminaPer l'Italia, tuttavia, la guerra non era finita: il nuovo governo confermò che l'Italia continuava a combattere a fianco della Germania e contemporaneamente avviò le trattative per stipulare un armistizio con gli angloamericani.
L'8 settembre l'Italia diventò cobelligerante: collaborava con gli angloamericani contro i nazisti.
Lo stesso giorno il re, con la corte, e Badoglio abbandonarono Roma e lasciarono l'Italia nel caos: si imbarcarono dal porto di Ortona verso Brindisi.
Molti soldati deposero le armi e presero la via di casa.
I fronti in Italia correvano lungo due linee immaginare: la Linea Gustav e la Linea Reinhart.
La Linea Gustav divideva il centro Italia per permettere il passaggio delle truppe da Ortona a Cassino, la Linea Reinhart divideva l'Italia in verticale e correva lungo gli Appennini.
Le due linee si incontravano proprio in un punto sulle Montagne d'Abruzzo.
Anche Ortona era suddivisa in quattro fronti.
I fronte:
San Leonardo
San Donato
Cider
Casa Berardi
II fronte:
Piazza della Vittoria
Corso Garibaldi
Corso Vittorio Emanuele
Via Giudea
Piazza San Francesco
III fronte:
Piazza Plebiscito
San Tommaso
Corso Matteotti
Orientale
Castello Aragonese
IV fronte
Molo Nord
Stazione
Porto Saraceni
note di SARA
IL SECONDO FRONTE
RispondiEliminaZona denominata “Terranova “ inizia da piazza Porta Caldari, nome della piazza così come era conosciuta durante la Seconda Guerra Mondiale, perché qui c’era una porta di uscita dalla città, e quindi il nome e dato proprio dal fatto che questa porta faceva uscire fuori dall’abitato.
Quando le truppe canadesi entrarono da via della Libertà, provenienti da Orsogna e in parte da San Leonardo, per la scorciatoia del mare, si fermarono a Porta Caldari per rendere omaggio a un monumento già esistente, molto importante anche se noi spesso non ci facciamo caso. Questo monumento, datato tra il 1915 e il 1918, è in ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale ed è opera dell'artista Giuseppe Massari.
In una fotografia d'epoca si vedono i carri armati fermi a Porta Caldari e le truppe ferme vicino a questo monumento che gli fanno un saluto.
Palazzo Bisignani, ristrutturato poco tempo fa e nel quale ci vive ancora questa famiglia, non è mai stato distrutto: sempre nella fotografa si vede il palazzo intero e i carri armati in mezzo alla piazza.
Dopo l’ingresso degli alleati la piazza cambiò nome e divenne piazza della Vittoria . Prima di entrare nella ex porta, si trova una scritta in inglese, un messaggio delle truppe alleate per il coprifuoco, che avveniva alle ore 21:00, da qui iniziava il quartiere canadese, alle 21 tutte le truppe dovevano riunirsi e ritirarsi nel loro quartier generale.
La citta divenne un fronte, una zona calda... che vide contrapposti, a poca distanza l'uno dall'altro, i due schieramenti.
Il teatro Vittoria nel 1943 era la sede del quartier generale canadese, lo sappiamo perché ci sono delle foto che ritraggono il generale Mongomeri con gli alleati sulle scale. Al posto della scritta teatro Vittoria c’era quella di RET GAL che è il nome del bar che avevano aperto all’interno del teatro che serviva ai soldati per riposare durante la battaglia. Questo teatro è sorto in meno di un anno, sul teatro appare la scritta anno 7 dell'era fascista.
Anno 7 significa che venne costruito nel 1929: nato come teatro dell’opera divenne poi di spettacolo. Nel periodo della seconda guerra mondiale fu chiuso al pubblico, quindi i canadesi hanno potuto organizzare qui il quartiere generale ed è chiaro che tutto il percorso che si trova qui vicino, l’orientale e il corso Garibaldi, avevano un assetto stradario diverso.
IRMA (continua)
IL SECONDO FRONTE (seconda parte)
RispondiEliminaUn’ esempio di come erano organizzate le strade è via Guido Albanese: alcune scritte, sempre in inglese, fatte con la pece (che serviva anche per accendere le fiaccole), indicano che quella strada era a senso unico e conduceva al quartier generale.
Il palazzo è rimasto intatto: sui balconi si vedono due elfi in mezzo alla natura e sui muri si susseguono dei leoni che si mordono la coda.
Via Giudea, che va da Porta Caldari a via della Repubblica, è una delle vie più caratteristiche di Ortona : era una via chiusa al pubblico, grazie a due porte, e questa via era il ghetto degli ebrei.
Quando queste porte venivano chiuse i cittadini non potevano entrarci. Durante la seconda guerra mondiale e poi nel tempo questa porta ha subito dei danni ed è rimasto solo un arco a testimoniare questo spazio chiuso; anche ad Ortona c’è stata una repressione ebraica molto dura.
A metà di via Giudea nella parte più alta c’era il quartiere generale tedesco, bombardato e mai ricostruito, quindi è significativo vederlo, questo perché qui c’era l’albergo Roma, un albergo che durante la seconda guerra mondiale è stato prelevato dai tedeschi come quartier generale, ed era anche a pochi passi, in linea d’aria, da quello canadese. Anche se è stato bombardato si riesce ancora a vedere la parte delle mura antiche più basse dell’ albergo, quello collegato con una volta, che ha avuto più o meno diversi restauri.
Questo albergo non è stato mai ricostruito quindi testimonia proprio una parte di Ortona bombardata.
A pochi metri dai tedeschi c’erano i canadesi, in mezzo la gente, testimone di questo passaggio continuo di carri armati, di persone armate e anche di fucilazioni.
La battaglia vera e propria è avvenuta principalmente lungo il corso, casa per casa.
I carri armati presenti nel corso, tre o quattro, sono stati scelti come simbolo della battaglia di Ortona: uno di questi si trova alle quattro strade.
La battaglia di Ortona fu combattuta casa per casa. I palazzi testimoni di questa battaglia sono quello Cichelli, vicino alla casa natale dei fratelli Don Marco e casa Berardi una casa nobile che aveva i balconi in stile Barocco. La particolarità di questi balconi è data dal fatto che sono di ferro battuto.
Alla fine del corso c’è la piazza della Repubblica, una delle due piazze armate insieme a quella di San Tommaso.
IRMA
IL SECONDO FRONTE ( terza ed ultima parte)
RispondiEliminaSul palazzo del comune c’è una lapide che testimonia la medaglia d’oro al valore civile che Ortona ha ricevuto per le sue vittime civili da settembre 1943 a giugno 1944. Sulla lapide è scritto: " Nobile citta degli Abruzzi, di antiche tradizioni patriottiche, sopportava coraggiosamente, in occasione dell’ultimo conflitto, spaventosi bombardamenti aerei e terrestri, subendo la perdita di 1314 dei suoi figli e la distruzione della maggior parte del suo patrimonio monumentale ed edilizio. Con fierissimo contegno resisteva intrepida ai soprusi degli invasori in armi, mai piegandosi nella sua purissima fede in una Italia migliore, libera e democratica. Si prodigava con cuore di madre nel soccorso dei feriti e dei sofferenti, affermando, negli orrori della guerra il più alto spirito di solidarietà umana. "
Le motivazioni della medaglia d'oro non sono solo la morte di 1314 uomini, ma anche la fierezza nel combattimento e soprattutto l’aiuto dato ai soldati alleati dai civili cioè la solidarietà umana espressa durante la battaglia di Ortona dai suoi cittadini.
La parte più a ovest di terranova è Santa Maria delle grazie. La zona ovest era un possedimento dei francescani; durante il cammino per arrivarci abbiamo visto dei resti di una trincea, organizzata durante la seconda guerra mondiale, nei vicoli, per poter difendere l’abitato dagli attacchi esterni. Questo muro è rimasto cosi, non l’hanno mai ristrutturato ed è un esempio di come la cittadinanza si era abituata vivere con il quartiere armato tedesco e canadese. Una pietra indica il confine del quartiere con il possedimento dei francescani, venuti a Ortona nel 200 d.C.
Vicino la chiesa c’era l’ospedale civile nel quale ne 1943 molti dei civili si erano nascosti poiché avevano lasciato le loro case per paura di essere uccisi durante i combattimenti casa per casa.
C'è una bellissima immagine davanti a questa chiesa di un cavallo morto, questa piazza era infatti chiamata piazza del cavallo morto.
IRMA
da una passeggiata della classe III F nei luoghi della Battaglia di Ortona
Ho trovato un articolo interessante:
RispondiEliminaStoria. Lo sbarco anglo-americano nell’estate del 1943 nel Sud Italia
by Bruno Pino a 6:20 PM 22 maggio 2012
nel blog di Bruno Pino
http://brunopino.blogspot.it/
ciao
Mario
http://brunopino.blogspot.it/
RispondiElimina8 settembre 1943 – 8 settembre 2013 settantesimo anniversario
Nell’articolo si fa riferimento alle “…. celebrazioni che nel 2013 andranno a ricordare l'«Armistizio di Cassibile», sottoscritto in segreto il 3 settembre 1943, nel corso della seconda guerra mondiale, con il quale il Regno d'Italia cessa le ostilità contro le forze alleate anglo-americane.
L’armistizio è una vera e propria resa senza condizioni che entra in vigore l’8 settembre, alle ore 17.30 di Algeri (18.30 in Italia), al momento dell’annuncio pubblico del generale Dwight Eisenhower, e, poco più di un'ora dopo, alle 19.42, viene confermato dal proclama del maresciallo Pietro Badoglio, trasmesso dai microfoni dell'E.I.A.R.”
" … le iniziative che si andranno a realizzare tra il 3 e l’8 settembre del prossimo anno, con l’obiettivo di creare occasioni di discussione e quindi di riflessione tra le istituzioni e le associazioni della cultura che si faranno carico di organizzare appositi incontri di studio non partisan, ognuna con il suo stile, con le sue idee, libera di contribuire fattivamente con proprie modalità ad una crescita non solo culturale e omogenea della Nazione e dell’Europa.”
Sì, nel blog ci sono riferimenti interessanti!
buon studio
Francesca
IL PRIMO FRONTE
Eliminascrive SARA
Il primo fronte aveva i suoi punti principali nelle zone di San Leonardo, San Donato, Cider e Casa Berardi.
Dalla consultazione delle fonti scritte siamo riusciti a ricostruire i principali avvenimenti di questa zona.
Per comprenderli è necessario sapere che cosa sono il Cider e Casa Berardi.
Il Cider è la zona che noi tutti conosciamo come “le quattro strade”. Durante la guerra ad Ortona fu un luogo molto importante perché tutto, dai veicoli alle persone, transitava di lì per spostarsi o semplicemente per raggiungere il centro di Ortona.
Casa Berardi era la residenza della famiglia Berardi, una ricca casata ortonese, situata in contrada Gagliarda, che dopo l'inizio della guerra venne trasformata in un luogo di accoglienza per i malati e gli sfollati. I malati venivano curati, agli sfollati venivano dati un tetto e tanta ospitalità. Una parte dell'edificio venne poi distrutto dai bombardamenti.
Dal libro “Storie di Guerra”.
"Il signor Di Mascio aveva intrapreso l'attività di fabbro da poco, quando arrivò la guerra. Per cercare scampo dai bombardamenti, fu costretto ad abbandonare la sua casa e l'attività e rifugiarsi presso alcuni parenti. Purtroppo però, la fortuna avversa gli consigliò di scegliere il giorno sbagliato per partire.
Infatti per poter dirigersi da Villa Grande a San Leonardo, dovevano attraversare la zona del Cider.
Fortunatamente riuscirono a farcela e a trovare riparo in alcune grotte.
Passato il fronte trovò nelle retrovie una cucina da campo a cui si avvicina in cerca di cibo e venne ingaggiato come aiuto.
Così intrecciò rapporti di amicizia con i soldati Canadesi e venne spinto a seguirli nei loro spostamenti. Sarà nella cucina a Ortona e poi proseguirà la risalita dell'Italia assieme ai suoi salvatori."
Tommaso Di Mascio
"Le due sorelle La Monaca raccontano come i bombardamenti hanno spezzato la loro quotidianità. Una in particolare fu colta di sorpresa mentre andava a prendere l'acqua.
Tra i ragazzi c'era una sorta di incoscienza che li portava ad osservare i fuochi, spesso da vicino, e ciò li conduceva ad essere scambiati per spie e a subire atroci conseguenze."
Elmina La Monaca
Il signor Gnagnarelli è uno dei testimoni di Villa San Leonardo. Come già altri ci tiene a sottolineare le differenze dei modi di vivere di allora, la priorità della scuola e il lavoro in campagna.
" Una volta iniziata la guerra, la vita cambia, si passa il tempo a fuggire dai bombardamenti e a scappare dai tedeschi.
I principali avvenimenti della battaglia di Ortona a San Leonardo furono due: il primo è la distruzione del ponte Moro e il secondo la liberazione di San Leonardo, dopo furiosi combattimenti."
Salvatore Gnagnarelli
IL PRIMO FRONTE
EliminaSara continua a scrivere
Nei libri di storia sentiamo parlare della guerra con il tono freddo e distaccato degli storici, nel libro di Alfredo Giuliani abbiamo letto le parole di un uomo che ha vissuto la guerra sulla propria pelle. Abbiamo estrapolato dal suo libro di poesie sul cimitero canadese le parti più toccanti.
" Può accadere che un amico ti parli un giorno di un luogo che, per tutta la vita, non potrai più dimenticare e che si trova ad un certo punto della strada nazionale “Adriatica” appena usciti da Ortona, andando verso sud.
Può essere “Moro River”: Cimitero dei soldati canadesi caduti durante la guerra 1939-45.
Mentre l'amico parla, cogli, sul suo volto, un'aria di accorata tristezza.
Parla di pietre messe in fila. Tante pietre. Una per ogni caduto. Su ogni pietra una scritta.
Alle prime parole tu già corri col pensiero più del vento. Non odi la voce del traduttore. Sei fra quelle pietre col forte desiderio di sapere tante cose. Vorresti chiedere per conoscere tutto di quel posto e di quei caduti.
Un giorno, alla prima occasione, prendi la macchina.
Quando sei sul posto ti scopri a camminare sulla punta dei piedi. L'animo ed il fiato sospesi. Parli sottovoce. Temi di disturbare. Un mondo acquietato ti accoglie.
Il respiro affannato di un animale arruffone, galoppante che non sa dove va e corre. Corre sempre dietro qualcosa che non potrà mai raggiungere."
Alfredo Giuliani
Abbiamo osservato la Seconda Guerra Mondiale con gli occhi degli storici, dei ragazzi, degli anziani e degli studiosi, ora, per finire, riporteremo le parole pronunciate da Vittorio Emanuele III, per capire come la vedevano "i politici" del tempo.
"ITALIANI,
Assumo da oggi il comando di tutte le Forze Armate. Nell'ora solenne che incombe sui destini della Patria ognuno riprenda il suo posto di dovere, di fede e di combattimento: nessuna deviazione deve essere tollerata, nessuna recriminazione può essere consentita.
Ogni italiano si inchini dinnanzi alle gravi ferite che hanno lacerato il sacro suolo della patria.
L'Italia, per il valore delle sue Forze Armate, per la decisa volontà di tutti i cittadini, ritroverà nel rispetto delle situazioni che ne hanno sempre confortata l'ascesa, la via della riscossa.
ITALIANI,
Sono oggi più che mai indissolubilmente unito all'incrollabile fede nell'immortalità della Patria.”.
La visita al Cimitero Canadese di SARA
RispondiEliminaIl Cimitero Canadese è il luogo in cui sono sepolti i corpi degli alleati italiani deceduti durante la battaglia di Ortona.
Oltre ai canadesi, ci sono corpi di inglesi, francesi, australiani, indiani e svedesi.
Le tombe sono solitamente divise per reggimento, ma c'è una storia interessante da raccontare che in pochi conoscono.
Un avvocato inglese, il Maggiore Wingram, venne votato alle armi e venne a combattere proprio qui ad Ortona. Quando arrivò si rese conto che i civili non erano ben organizzati e iniziò a porre le basi della futura Brigata Maiella, un'organizzazione partigiana. Ma il Generale Montgomery mise i bastoni tra le ruote a Wingram: disse che lui non aveva il diritto di dare indicazioni sulla strategia militare che bisognava adottare e, quando il Maggiore cadde in battaglia, fece seppellire il suo corpo tra due sconosciuti, lontano dal suo reggimento.
Noi lo abbiamo ricordato nella nostra visita al Cimitero canadese.
La "passeggiata" al Porto di Ortona
RispondiEliminaDaniele
L'8 settembre 1943 venne dato l'annuncio della firma dell'armistizio tra il governo italiano e gli alleati anglo-americani siglato il giorno 3 a Cassibile, vicino Siracusa, dal generale Giuseppe Castellano.
All'alba del giorno 9 settembre, il Re Vittorio Emanuele III e il maresciallo Badoglio, con un seguito di dignitari di corte e alti ufficiali dell'esercito, lasciarono Roma alla volta di Ortona, passando per Pescara, Chieti, Crecchio.
Dal porto di Ortona salparono poi alla volta di Brindisi già liberata dalla presenza nazista e che diventerà da allora e per alcuni mesi il centro dello Stato italiano.
le slide sono all'indirizzo
https://docs.google.com/open?id=0BzMrZzk9CEWddVpRSWhLRDVQZk0
La dottoressa Maria Luisa Orlandi ci ha accompagnati in diverse uscite sul territorio per commentare e fotografare i quattro fronti della battaglia in Ortona... purtroppo per impegni improrogabili non siamo riusciti a completare la ricostruzione in un video... ci scusiamo pertanto se la narrazione fatto fin qui risulta incompleta ... nei nostri cuori il ricordo di quella battaglia!
RispondiEliminaLA TERZA EFFE