Se l'11 settembre è stato l'inizio della terza guerra mondiale allora
occorre
capire per cosa combattiamo.
Combattiamo per sconfiggere un'ideologia: il totalitarismo religioso di cui
il terrorismo è solo uno strumento.
Nella terza guerra mondiale il nemico è il totalitarismo religioso, una
visione del mondo che dice "la mia fede deve regnare sovrana e può essere
affermata e praticata con lo zelo solo se vengono negate tutte le altre ".
Ma il totalitarismo religioso non si sconfigge unicamente con gli eserciti, con le bombe, con la guerra;
bisogna combatterlo nelle scuole, nelle moschee, nelle chiese e nelle sinagoghe
e lo si può sbaragliare soltanto con l'aiuto degli imam, dei rabbini e dei
sacerdoti, con l'aiuto di tutti quelli che credono nella libertà e nella democrazia.
Il futuro del mondo potrebbe dipendere da come verrà combattuta questa guerra.
GIULIA
MATTEO scrive
RispondiEliminaQueste le parole di Papa Giovanni Paolo II contro il terrorismo
“… le confessioni cristiane e le grandi religioni dell’umanità devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo…”
Il 24 gennaio 2002 i rappresentanti delle diverse confessioni religiose, raccogliendo l’appello del Papa, si sono riuniti ad Assisi e hanno scritto 10 punti per la pace:
Eccoli elencati tutti
Il Decalogo di Assisi per la Pace
1. Ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso e, condannando qualsiasi ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione, ci impegniamo a fare tutto il possibile per sradicare le cause del terrorismo.
2. Ci impegniamo a educare le persone al rispetto e alla stima reciproci, affinché si possa giungere a una coesistenza pacifica e solidale fra i membri di etnie, di culture e di religioni diverse.
3. Ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, affinché si sviluppino la comprensione e la fiducia reciproche fra gli individui e fra i popoli, poiché tali sono le condizioni di una pace autentica.
4. Ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona umana a condurre un'esistenza degna, conforme alla sua identità culturale, e a fondare liberamente una propria famiglia.
5. Ci impegniamo a dialogare con sincerità e pazienza, non considerando ciò che ci separa come un muro insormontabile, ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con la diversità degli altri può diventare un'occasione di maggiore comprensione reciproca.
6. Ci impegniamo a perdonarci reciprocamente gli errori e i pregiudizi del passato e del presente, e a sostenerci nello sforzo comune per vincere l'egoismo e l'abuso, l'odio e la violenza, e per imparare dal passato che la pace senza la giustizia non è una pace vera.
7. Ci impegniamo a stare accanto a quanti soffrono per la miseria e l'abbandono, facendoci voce di quanti non hanno voce e operando concretamente per superare simili situazioni, convinti che nessuno possa essere felice da solo.
8. Ci impegniamo a fare nostro il grido di quanti non si rassegnano alla violenza e al male, e desideriamo contribuire con tutte le nostre forze a dare all'umanità del nostro tempo una reale speranza di giustizia e di pace.
9. Ci impegniamo a incoraggiare qualsiasi iniziativa che promuova l'amicizia fra i popoli, convinti che, se manca un'intesa solida fra i popoli, il progresso tecnologico espone il mondo a crescenti rischi di distruzione e di morte.
10.Ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle nazioni di compiere tutti gli sforzi possibili affinché, a livello nazionale e a livello internazionale, sia edificato e consolidato un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia
24 gennaio 2002
continua MATTEO
RispondiEliminaAd Assisi si fece appello al Dialogo:
Il dialogo è la via degli uomini per risolvere senza violenza i problemi della vita: dialogo tra fede e scienza, tra politica e chiesa, tra partiti politici, tra le economie, tra le religioni, tra le chiese cristiane...
Il dialogo è un sereno incontro di coloro che cercano insieme la pace, la giustizia, la libertà...
Il dialogo richiede la disponibilità a condividere senza fare dogma del proprio pensiero e della propria fede.
Il dialogo incontra dei rischi possibili: scontri, divisioni, perdita di tempo...
Il dialogo è disponibilità a uscire dal proprio comodo e impegna a rivedere le proprie posizioni
Il dialogo non è unanimità: per ciascuno rimane la possibilità di mantenere la propria identità.
dall'incontro di Assisi per la pace
Questa è la ricerca che ho fatto sulle parole di Giovanni Paolo II dopo gli attentati dell'11 settembre
Elimina… ho controllato su molti siti e riportavano solo queste!
SARA
1. Da ogni parte del mondo innumerevoli persone vanno oggi col pensiero alla città di New York, ove l’11 settembre dello scorso anno le torri gemelle del World Trade Center sono crollate in conseguenza di un efferato attentato, inghiottendo nella loro rovina molti nostri fratelli e sorelle innocenti.
A un anno di distanza vogliamo nuovamente ricordare queste vittime del terrorismo e raccomandarle alla misericordia di Dio. Desideriamo al tempo stesso rinnovare alle loro famiglie e ai loro cari l’espressione della nostra spirituale vicinanza. Ma vogliamo anche interpellare le coscienze di chi ha pianificato e fatto eseguire un disegno così barbaro e crudele.
Ad un anno dall’11 settembre 2001 ripetiamo che nessuna situazione di ingiustizia, nessun sentimento di frustrazione, nessuna filosofia o religione possono giustificare una tale aberrazione. Ogni persona umana ha diritto al rispetto della propria vita e dignità, che sono beni inviolabili. Lo dice Dio, lo sancisce il diritto internazionale, lo proclama la coscienza umana, lo esige la convivenza civile.
2. Il terrorismo è e sarà sempre una manifestazione di disumana ferocia, che, proprio perché tale, non potrà mai risolvere i conflitti tra esseri umani. La sopraffazione, la violenza armata, la guerra sono scelte che seminano e generano solo odio e morte. Soltanto la ragione e l’amore sono mezzi validi per superare e risolvere le contese tra le persone e i popoli.
È tuttavia necessario ed urgente uno sforzo concorde e risoluto per avviare nuove iniziative politiche ed economiche capaci di risolvere le scandalose situazioni di ingiustizia e di oppressione, che continuano ad affliggere tanti membri della famiglia umana, creando condizioni favorevoli all’esplosione incontrollabile del desiderio di vendetta.
Quando i diritti fondamentali sono violati è facile cadere preda delle tentazioni dell’odio e della violenza. Bisogna costruire insieme una cultura globale della solidarietà, che ridia ai giovani la speranza nel futuro.
3. Vorrei ripetere a tutti la parola della Bibbia: «Il Signore… viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95,13). Solo dalla verità e dalla giustizia possono scaturire la libertà e la pace. Su questi valori è possibile costruire una vita degna dell’uomo. Fuori di essi c’è solamente rovina e distruzione.
In questo anniversario tristissimo eleviamo a Dio la nostra preghiera perché l’amore possa soppiantare l’odio e, con l’impegno di tutte le persone di buona volontà, la concordia e la solidarietà possano affermarsi in ogni angolo della terra.