sabato 25 gennaio 2014

I giovani ricordano la Shoah


Al Museo di Roma in Trastevere
Dieci anni di memoria attraverso le opere degli alunni delle scuole italiane


In occasione della XII edizione del concorso nazionale "I giovani ricordano la Shoah", viene proposta una mostra ... che raccoglie alcuni dei lavori presentati in concorso in questi anni dagli allievi del primo e del secondo ciclo di istruzione 

Vi presento, fuori mostra, un lavoro realizzato qualche anno fa 
è stato pubblicato su Repubblica.it ed è solo rappresentativo
del grande coinvolgimento emotivo degli studenti oltre all'approfondimento della ricerca storica

14 commenti:

  1. In occasione della XII edizione del concorso nazionale I giovani ricordano la Shoah ,il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, ha organizzato una mostra che raccoglie alcuni dei lavori presentati in concorso in questi anni dagli allievi del primo e del secondo ciclo di istruzione.

    In considerazione degli spazi a disposizione e dell'enorme quantità dei lavori prodotti dalle scuole, nel selezionare le opere si è tenuto conto sia dei risultati ottenuti nelle varie edizioni dei concorsi (premi assegnati e menzioni), sia della varietà delle tipologie rappresentate.

    Tutti i lavori esposti esprimono il coinvolgimento emotivo degli studenti, oltre all'approfondimento della ricerca storica. Diversissime sono le tecniche di espressione artistica utilizzate: lavori grafici, pittorici, cartelloni, stampe a punta secca, disegni a mano, quadri ad olio, album di vario genere e dimensioni (soprattutto da parte degli alunni delle scuole primarie), valigie della memoria.

    Moltissimi sono i filmati DVD e le rappresentazioni teatrali filmate. Pregevoli appaiono i lavori di ricerca storico-documentale, talvolta supportati da documenti inediti, che molti istituti hanno prodotto negli anni, spesso legati alle vicende del proprio territorio.

    Tanta ricchezza di materiale ha richiesto, ovviamente, al fine di orientare il visitatore una classificazione tematica. Tra questi temi si evidenziano:

    Ricostruzioni di testimonianze: il visitatore vedrà ricostruzione di oggetti del passato, ad esempio valigie in cui sono custoditi "ricordi " di vita quotidiana, lettere, bambole, etc ..

    Lacerazione del tessuto sociale conseguente alle Leggi razziali del '38: attraverso molti album vengono illustrate le vicende di bambini e ragazzi ebrei italiani costretti a lasciare la scuola o gli amici e a cambiare casa, città, abitudini di vita.

    Il ritorno e la necessità della trasmissione della memoria di quanto è accaduto: è possibile sfogliare lavori che attraverso le parole e le immagini rievocano la vera e propria devastazione psicologica dei sopravvissuti.

    Forme di resistenza ebraica e civile alla dominazione nazista: sono esposti lavori ispirati esplicitamente alla rivolta del ghetto di Varsavia, ma anche a vicende meno note di ribellione all'interno dei campi o dei ghetti

    La vitalità, il trasporto e l'immedesimazione che questi lavori esprimono, assieme allo studio che ne ha preceduto la realizzazione, sono indice di una Memoria che è vissuta e partecipata, resa viva e attuale da queste "giovani" voci narranti.

    La mostra verrà inaugurata il 22 gennaio p.v. e rimarrà aperta presso il Museo di Roma in Trastevere fino al 16 febbraio 2014.

    Chiunque desiderasse una visita guidata della mostra potrà richiedere il servizio al seguente indirizzo: progetto.memoria@tiscali.it

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  2. MIUR - In occasione della celebrazione del Giorno della Memoria al Quirinale, il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza ha pronunciato il seguente discorso:

    Signor Presidente della Repubblica,
    Gentili Autorità,
    Cari amici della comunità ebraica,
    Cari studenti,
    è un grande onore e allo stesso tempo una grande responsabilità trovarmi qui con voi a partecipare alla cerimonia del Giorno della Memoria, e parlare con voi di quello che significa per la scuola e dell’importanza che riveste per il futuro dell’Italia.
    Sono tornata lunedì scorso dal Viaggio della Memoria ad Auschwitz-Birkenau con un gruppo di insegnanti e studenti provenienti da varie città italiane. È stata un’esperienza indimenticabile, che mi ha segnato profondamente. Abbiamo trascorso momenti toccanti e commoventi, li abbiamo condivisi cercando di trarre chiavi di lettura e insegnamenti, ascoltando le testimonianze dirette, la memoria e il lavoro di ricostruzione storica dei ricercatori. Al termine del viaggio eravamo tutti diversi da come siamo partiti, più ricchi e più consapevoli di quanto è avvenuto nei campi di sterminio. Non dimenticherò le parole di un’insegnante, che, salutandomi, mi ha detto: è stato il viaggio più importante della mia vita. Sono certa che in tanti abbiano pensato lo stesso nel corso degli anni. Per me vivere quell’esperienza, assieme ai ragazzi, agli insegnanti e ai testimoni, ha significato vivere pienamente il ruolo sociale dell’educazione e della formazione.
    È stato un viaggio di commozione, per noi e per i ragazzi. Ma è stato anche un viaggio di vigilanza e di presidio dei valori democratici. La commozione diventa forte quando ci induce a tenere alta la guardia contro ogni forma di antisemitismo, contro il razzismo e contro quel sottosuolo di indifferenza che ci fa dire “non mi riguarda” davanti alle discriminazioni.
    Ogni Viaggio della Memoria, ogni Giornata della Memoria, è una testimonianza per l’Europa del presente. E i vergognosi episodi di qualche giorno fa a Roma, con quelle orrende minacce a luoghi istituzionali e di culto, ci hanno ricordato quanto sia importante presidiare i nostri valori di convivenza civile, di solidarietà, di accettazione dell’altro. Oggi più che mai sono contenta di essere qui virtualmente insieme a tutta la scuola italiana, a stringere in un grande abbraccio le vittime dell’Olocausto e a promettere solennemente che tutta la vita combatteremo perché questo non avvenga mai più.

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      Sappiamo bene che mentre ci allontaniamo da quei giorni, e gli anni passano, si perde la memoria diretta e la testimonianza, e lo studio della storia, la ricostruzione, la comprensione devono trovare lo spazio per interpretare il passato e permetterci di costruire un futuro migliore. Sono fermamente convinta del valore profondo dello studio della storia, che ci dona le chiavi per comprendere il presente ed educare le giovani generazioni ai valori democratici.
      L’Unione Europea, oggi, è un progetto di pace e convivenza, capace di guardare oltre i nazionalismi. Capace di guardare avanti perché consapevole degli errori del passato e dell’orrore della Shoah. Senza questa consapevolezza, l’Europa non esiste. Anche una coscienza europea nuova, quella che dovranno costruire le ragazze e i ragazzi con la loro partecipazione, non può prescindere da quest’insegnamento: imparare la cittadinanza europea vorrà sempre dire visitare i luoghi della memoria e saper trarre da essi una lezione di vita e di fratellanza, da mettere in pratica tutti i giorni. Essere europei vuol dire non dimenticare mai Auschwitz. E non farlo neppure oggi, mentre ci avviciniamo alle elezioni europee. La giornata di oggi, le celebrazioni della memoria devono stimolare i giovani studenti della scuola italiana a partecipare democraticamente alla vita delle istituzioni. Votare alle elezioni, interessarsi all’attualità del mondo che li circonda devono essere visti come un dovere civico. Quanto sangue è stato sparso in Europa perché si arrivasse all’Unione Europea, allo spirito di convivenza e di condivisione dei valori civili di tolleranza, solidarietà, libertà, inclusione che la caratterizza.

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    Vorrei soffermarmi sulle azioni concrete che hanno visto protagonista la scuola italiana, dopo l’istituzione della Giornata della Memoria, per tramandare e rafforzare nei giovani la consapevolezza della Shoah. Da pochi giorni, è possibile visitare presso il Museo di Roma in Trastevere la mostra “I giovani ricordano la Shoah”, nata dalla collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e che raccoglie disegni, cortometraggi, valigie della memoria costruite sulle tracce dei più anziani. Per questo ho reagito con profonda indignazione di fronte al gesto violento di chi ha voluto profanare anche la Mostra delle opere degli studenti italiani in ricordo della Shoah. Si tratta di atti vigliacchi, che provocano ancora più sdegno quando sono indirizzati ad un museo che mostra creazioni di bambini e ragazzi.
    Le loro opere dovrebbero essere sacre, come la memoria di chi è morto senza neanche capire perché.

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    Quella memoria, i ragazzi che hanno compiuto l’ultimo viaggio ad Auschwitz avendo il privilegio di ascoltare i ricordi dei sopravvissuti, hanno ora la responsabilità di diffonderla, di restituirla come “testimoni dei testimoni”, utilizzando tutti i mezzi di espressione e ovviamente le nuove tecnologie.
    Questa è la richiesta che viene dai sopravvissuti: dobbiamo riportare nella vita quotidiana i loro “ricordi che bruciano dentro”, per usare le parole di Primo Levi. La scuola e la società devono fare un passo ulteriore, perché il calore della testimonianza non basta: occorre il riconoscimento della storia. Lo studio della storia rende la memoria un patrimonio condiviso, un monito che ci riguarda tutti. E la verità storica va difesa dai soprusi del negazionismo, senza mai abbassare la guardia.
    Il nostro Ministero dell’Istruzione ha fatto una scelta precisa, che ci rende orgogliosi: la scuola italiana è una delle poche in Europa ad inserire il percorso della memoria nel calendario e nei programmi. La nostra scuola è vicina alle esigenze dei docenti, anche grazie ai corsi di aggiornamento sull’insegnamento della Shoah. Nell’ambito del semestre italiano di Presidenza, proporrò che le migliori pratiche italiane siano condivise da tutti i Paesi europei. Così si potrà creare una rete che unisca gli studenti di tutta Europa nel percorso di analisi e comprensione della nostra storia, anche quella più dolorosa, perché ne resti una traccia indelebile nei nostri pensieri e nella nostra azione politica, che ci spinga sempre a non tollerare alcun atto di razzismo e discriminazione, cittadini attivi nel difendere i valori democratici.

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      Signor Presidente,
      Andare a scuola non significa solo accumulare nozioni, acquisire competenze, cercare una realizzazione nel mondo del lavoro. Significa far crescere le personalità dei nostri ragazzi, che a scuola diventano adulti, cittadini italiani ed europei capaci di testimoniare ogni giorno i valori civili e i principi di solidarietà e tolleranza. Le istituzioni democratiche esistono ed esisteranno solo perché ci sarete voi a farle vivere con la vostra partecipazione, con il vostro impegno. Sarete voi gli artefici del destino del nostro paese, ed è da voi, che rappresentate il nostro futuro, che mi aspetto partecipazione, cura e rinnovamento dei nostri valori democratici.
      Non c’è cittadinanza senza memoria, non c’è solidarietà senza responsabilità, non c’è etica senza verità. Ogni epoca si trova a combattere la “buona battaglia” per la memoria e per la verità storica, contro ogni rigurgito di negazionismo. Non bastano le competenze, se non sono accompagnate e sostenute da valori etici che guidino i nostri comportamenti. L’Italia, oggi più che mai, ha bisogno di un’etica pubblica condivisa, di indignazione rispetto alla violenza, di educazione alla legalità.
      Come ha detto Shlomo Venezia in uno dei suoi più recenti discorsi, i sopravvissuti non saranno sempre qui con noi. Impariamo a fare i conti con la loro assenza. Tocca a noi tutti, che abbiamo in carico l’educazione delle giovani generazioni, proseguire incessantemente la lotta contro l’oblio. Tocca soprattutto a voi, cari studenti: dalla vostra cura della memoria e dalla storia che saprete scrivere insieme dipenderanno i valori della nuova Europa. Non dimenticatelo mai.

      FINE

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  5. News » Risorse didattiche II grado » Storia
    Ricordare per tenere a mente. Per non dimenticare la crudeltà e la cattiveria del genere umano.
    Gio, 23/01/2014 - 11:33


    Alice Titone - Spesso succede alla nostra mente di accantonare fatti e situazioni ritenute poco piacevoli, di metterli a dormire in un cantuccio e di ricordarci bene di non disturbarli; spesso avviene con ciò che è accaduto a noi personalmente, spesso con fatti più generali che cambiano o trasformano il corso delle cose, spesso con tutto ciò che ci circonda e che dovrebbe ridare un senso e un valore ai fatti sociali, etici e morali. ‘Ricordare per non dimenticare’, si è detto spesso negli ultimi anni… ‘Ricordare per tenere a mente’, dico, perché mi piace di più. Imprimere delle immagini, delle parole, lette o scritte, dei suoni, può destare o risvegliare la nostra mente.

    27 gennaio, giorno della memoria. Data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. La Repubblica Italiana (con legge 211 del 20 luglio 2000, art. 1 e 2 ) riconosce questo giorno “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”, al fine di ricordare, quello spazio infinito di crudeltà, retto da incomprensibili regole di gerarchizzazioni e di rapporti di potere, quell’annichilimento dell’uomo non soltanto fisico, ma anche psicologico.

    Il romanzo di Primo Levi, “Se questo è un uomo”, si situa come romanzo autobiografico che narra le vicende vissute direttamente dall’autore in un campo di sterminio; una lucida rappresentazione dell’insensata realtà che è stato costretto a vivere. “Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è mostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremmo conservarlo, dovremmo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.”

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      L’ individuo umano, con il suo carico di affetti e di consuetudini quotidiane, svanisce in un attimo dietro la glacialità e la barbaria. È come se tutto fosse irreale, l’uomo è spogliato dalla capacità di conservare qualcosa di sé, un frammento di ciò che era, scivolando nella degradazione e nell’abbrutimento.

      Ciò che più deve turbare e deve essere inciso nella nostra interiorità è la costatazione che nel cuore della Europa, definita civilissima, solo pochi anni fa e non secoli, sia stato possibile il compimento di uno dei più atroci crimini della storia dell’umanità. È vero che, nell’evolversi della storia umana, gli scempi non sono mai mancati, ma la Shoah, per il numero delle vittime e per il carattere scientifico della sua pianificazione, è, senza dubbio, il più crudele dei genocidi. È importante, altresì ricordare che, accanto al popolo ebraico, anche altri gruppi minoritari perseguitati dal nazismo, come gli omosessuali, i Testimoni di Geova, gli zingari, sono stati coinvolti nel raccapricciante tentativo di realizzazione della “pura razza ariana”.

      Non esiste più rispetto per la dignità dell’uomo, per i suoi sentimenti, per il suo corpo, ed è questo il compito della memoria, risvegliare gli animi, le idee, i pensieri delle nuove generazioni, stimolare un pensiero critico, il rispetto di sé e degli altri, il rispetto per se stessi e per gli altri, per i propri e gli altrui sentimenti. Che la memoria sia per ciò che è passato e per ciò che in misura, peso e sfaccettature differenti continua ad essere.

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      Storia, Mostre ed eventi
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  6. Commento di Jacopo

    il video è molto carino perché è stato fatto da molti bambini ma non solo. Racconta la storia di una famiglia ebrea . La storia è narrata in modo semplice così tutti i bambini la possono capire. Invece di guardare documentari lunghi o anche molto tristi basterebbe guardare un video animato come questo, secondo me, molto carino e molto più semplice e immediato per "non dimenticare" gli orrori della Shoah!

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  7. Commento di Arianna

    L'unica cosa che mi chiedo è "perché"? Perché questa gente è stata considerata diversa ... poteva capitare a chiunque, anche ad uno di noi! Nel mondo siamo tutti uguali ... possiamo credere a religioni diverse ma tutti siamo uomini liberi e con gli stessi diritti.
    Mi fa orrore pensare alle torture che hanno subito gli Ebrei, alla crudeltà delle persone che li hanno sterminati. non può essere stato che un terribile abuso da parte di chi si credeva di una razza superiore.
    E noi il 27 gennaio ricordiamo la morte di tutta questa gente innocente, senza colpe ma ricordiamo anche la liberazione e la salvezza di chi, per fortuna, è sopravvissuto a tutto questo dolore.

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  8. Commento di Carlotta

    Settanta anni fa, nell'ottobre del 1943, i nazisti a Roma arrestarono gli Ebrei per portarli nei campi di concentramento.

    «All’improvviso la Piazza esplose. Sentimmo ordini in tedesco, grida, imprecazioni», scrive Settimia Spizzichino, l’unica donna superstite della deportazione del 16 ottobre, allora una ragazza di 22 anni che abitava con la famiglia subito lì dietro, a via della Reginella. Voci e grida risuonavano alte dalle finestre degli edifici, gli uni avvisavano i parenti o gli amici nella casa accanto di scappare.
    «Prendono gli ebrei, prendono tutti », si gridava da ogni parte. Le donne si affacciavano alle finestre degli ultimi piani, mentre già i nazisti entravano nelle case sottostanti. […]

    L'operazione, ho letto negli approfondimenti, non ebbe molto successo perché i nazisti riuscirono a catturare solo una parte della popolazione; molti riuscirono a fuggire e a nascondersi, grazie all'aiuto del popolo romano.

    Solo una piccola percentuale però degli uomini deportati nei campi di concentramento riuscì a sopravvivere e a tornare in patria alla fine della guerra.

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  9. da una ragazza della S2 L1 italiano che preferisce pubblicare come ANONIMO

    Le mie riflessioni sulla Shoah
    Tra il 1939 e il 1945 vennero uccisi dai nazisti circa sei milioni di ebrei, con l'obiettivo di creare un mondo più " pulito e puro". In questo avvenimento storico non vennero uccisi solo ebrei ma anche zingari, delinquenti, omosessuali... e questo solo perché erano diversi. Spesso questo massacro viene indicato con il termine Olocausto, ma per me questo non é giusto in quanto indica un sacrificio volontario. Un termine corretto potrebbe essere Shoah, che in ebraico significa catastrofe, distruzione totale. La Shoah é lo sterminio più duro e crudele che la storia si sia trovata difronte, é dunque importante ricordare questo sterminio, per evitare che la morte di tutte queste persone rimanga scritta su un libro di storia senza alcun senso.

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  10. Trovo che sia una grave ingiustizia trattare male le persone che, anche se come noi, hanno una religione diversa o un diverso colore della pelle o appartengono ad un'altra cultura.

    Siamo tutti uguali e abbiamo tutti gli stessi diritti in questo mondo. E' stata orribile la fine di uomini, donne e bambini condannati a morte da regimi totalitari che non hanno rispettato i diritti e la dignità degli uomini.

    La giornata della memoria serve a ricordare ai giovani questi tristi avvenimenti della storia, perché in futuro fatti del genere non accadano mai più.

    Marco, seconda media

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  11. Anch’io ho letto l’articolo dell’Avvenire, consigliato nel post. "Settant'anni fa, nel ottobre 1943, i nazisti ordinarono l'arresto degli ebrei romani, per deportarli nei campi di concentramento. L'operazione non fu di gran successo per i tedeschi, perché riuscirono a catturare solo una piccola parte della popolazione ebrea residente nella capitale. Molti riuscirono a fuggire e a nascondersi, aiutati anche dai cittadini romani. Di coloro che furono catturati, uomini,donne e bambini, solo una piccolissima parte sopravisse alla deportazione e fece ritorno dai campi di sterminio."

    Pensare che ci sono state persone innocenti che sono state eliminate con brutalità, pensare alle condizioni in cui sono vissute o pensare soltanto che ciò possa essere accaduto, pensare che ci sono state leggi che hanno sancito tutto questo … mi fa rabbrividire.

    Come si è potuto accettare l’idea di considerare esseri diversi da eliminare persone che di diverso avevano solo la religione? Ognuno ha il diritto di essere se stesso. Dovremmo forse eliminare tutti quelli che non la pensano come noi, vestono uguali a noi, non parlano la stessa lingua, hanno il colore della pelle diverso dal nostro … ecc.?
    … è pura follia!
    Questa giornata della memoria ( 27gennaio) per ricordare le tante vittime innocenti di una tale follia omicida e perché tutto ciò non accada mai più!!

    Vanellope

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