domenica 21 aprile 2013

Progetto Monasteria

 
VISITA al convento dei Francescani - S Maria delle Grazie
( quinto e ultimo appuntamento con la dott.ssa ML Orlandi )
 

 

L'Abruzzo ancora oggi custodisce preziose testimonianze architettoniche e documentarie che narrano i primi anni della diffusione del messaggio francescano. Accanto ad insediamenti che mostrano chiaramente il loro volto francescano, ve ne sono altri che presentano solo poche tracce; ad Ortona la chiesa dei Francescani è stata completamente rifatta per cui diventa fondamentale il ricorso alle fonti che permettono di ricostruire anche la realtà degli insediamenti scomparsi e di recuperare la storia del francescanesimo abruzzese ai suoi albori tra XIII e prima metà del XIV secolo e oltre....
 
Noi ragazzi della seconda d siamo stati sui luoghi dei francescani e questa è la nostra ricostruzione storica:



Dopo il Lodo di Pace tra Ortona e Lanciano, voluto per intercessione di Giovanni da Capestrano, fu edificata nel 1440 una piccola chiesa dedicata alla Madonna della Pace o delle Grazie ed affidata all'Ordine dei Frati Minori Zoccolanti Francescani.

L'ubicazione malsana della chiesa ( nei pressi dell'attuale bivio autostradale) fece sì che tale comunità chiedesse all'Universitas di Ortona uno spazio all'interno delle mura, per continuare l'oprea di solidarietà intrapresa.

Nel 1506, in seguito alla frana, numerosi siti furono dismessi e si decise di affidare un terreno incolto, nella zona di Terranova ai Francescani, per costruire il proprio convento.
 
Tale costruzione coincide, oggi, con la Chiesa di Santa Maria delle Grazie ed annesso edificio ASL in Piazza San Francesco.


 

Il motto, riportato sullo stemma Francescano è " PAX ET BONUM" " PACE E BENE", ed in effetti questo ordine ha operato per le pace e la solidarietà nella nostra città.


la foto è di Camilla seconda d

 Dell'impianto originario del convento si conserva all'interno una lunetta in legno (ubicata al di sopra del portone principale ) rielaborata negli anni 60 in mosaico all'esterno, dove sono riportati San Francesco e San Bernardo, ai lati di una Madonna con Bambino, con citazione latina dello stesso Bernardo che riporta tutte le opere buone all'intercessione di Maria.
 



Durante i lavori di restauro sono tornate alla luce alcune immagini affrescate della metà del 1700, con foglie di acanto ed un Cristo, paragonabile al Volto Santo di Manoppello.


L'interno della chiesa è ad una sola navata, con alcune tele dedicate a Gesu' ed a Francesco ed una piccola nicchia all'ingresso, che conserva i resti mummificati del Beato Lorenzo da Villamagna, uno dei primi frati della comunità di Ortona.

 
 

I Francescani contribuirono a numerose opere di carità ad Ortona, in un periodo storico, pervaso da attacchi Turchi, frane e da un gravoso episodio di peste, che costrinse l'amministrazione civile a creare un cimitero fuori le mura, con convento della Trinità, affidato sempre agli zoccolanti.

5 commenti:

  1. Con il declino del sistema feudale e il sorgere dei primi comuni si evidenziarono una serie di fattori esprimenti il grave disagio dell'antico mondo monastico: l'esiguità numerica dei monaci, la decadenza disciplinare e l'isolamento contribuirono ad uno sfaldamento delle istituzioni monastiche e le abbazie con i loro possedimenti divennero preda degli ambiziosi signori locali e dei comuni, ai quali in molti casi furono assoggettate.

    Nonostante ciò il XIII secolo vide nascere nuovi movimenti monastici locali, come quello fondato da San Silvestro, diffusosi principalmente nelle Marche, e l'Ordine dei Celestini, legato alla figura di Papa Celestino V e accanto a loro, ii primi Ordini mendicanti, Francescani e Domenicani.

    Miseria, malattia e infermità erano visti nel Medioevo come colpe e si pensava che coloro che si trovavano ai margini della società fossero posseduti dall'invidia e da uno spirito di ribellione tale da diventare facilmente eretici.

    Alla fine del XII secolo la società comincia a mutare atteggiamento e i frati mendicanti vanno predicando la "buona novella" per le vie delle città, accettando di vivere nelle stesse condizioni dei diseredati.

    Francesco era figlio di un agiato mercante di stoffe di Assisi e respinse la fortuna paterna per abbracciare la povertà. La sua predicazione era popolare ed emotiva .

    Si è individuato un collegamento ai Cistercensi ai quali Francesco appare significativamente collegarsi anche nella scelta del suo abito e di quello dei primi compagni (Romanini, 1986).

    Francesco tuttavia rifiutava l’architettura cistercense e anche nel Testamentum (28-29), ammoniva i suoi frati a non accettare "chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non siano come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini".

    In tutti i testi si parla sempre di case, di semplici strutture abitative, prive di quegli elementi, come il chiostro, caratterizzanti l'architettura monastica, ma che furono mantenuti negli edifici di altri ordini mendicanti, come i Domenicani.

    I dati sul periodo delle origini sono dunque molto eloquenti: al rifiuto della proprietà, e dunque alla rinuncia all'elaborazione di ogni specifica forma architettonica, si affianca l'uso di strutture proprie dell'architettura laica o l'adozione, là dove strettamente necessario, di modelli propri dell'architettura rurale o assistenziale: è quanto avviene a S. Damiano per ospitare nel 1212 la prima comunità femminile di s. Chiara ( Clarisse), nell'inserzione dello spazio a semplice capannone del dormitorio al di sopra della volta della cappella (Romanini, 1986).

    Spazi destinati a funzioni assistenziali sono inglobati anche nelle strutture della prima fondazione.

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  2. Ad una prima fase rappresentata da stanziamenti, spesso in condizioni precarie, fuori delle mura cittadine, ma nelle adiacenze di importanti vie di comunicazione, fanno seguito la ricerca di sedi all'interno delle mura urbiche, per lo più in prossimità delle porte, e infine, l'insediamento in posizione chiave, nel cuore della città, in prossimità dei centri del potere laico; in questo momento i conventi francescani erano anche spesso connessi alle sedi del potere grazie alle funzioni di servizio che vi venivano espletate.

    La prima metà del Duecento è segnata architettonicamente da una serie di esperienze nelle quali sono comunque evidenti la ricerca di una monumentalità e un impegno costruttivo in netto contrasto con i propositi del fondatore.

    Emblematici in questo senso i casi della Basilica del Santo di Padova e del S. Francesco di Bologna; il primo è di fatto anch'esso un edificio memoriale, sorto accanto alla chiesetta, allora suburbana, di S. Maria Mater Domini, dove erano state deposte le spoglie di Antonio, il predicatore francescano nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova nel 1231. La rapidissima canonizzazione avvenuta già nel 1232 fece sì che la tomba di questo nuovo santo francescano divenisse meta di pellegrinaggi, rendendo necessaria la costruzione di un edificio di maggiori dimensioni; la storia architettonica della chiesa si evolve e modifica in funzione della collocazione ottimale dell'arca dove erano state deposte le spoglie del santo.

    Nello spazio architettonico delle chiese francescane e mendicanti, l’accento viene posto marcatamente a privilegiare l'ambito della celebrazione e del fondale dell'edificio, nell'esaltazione della luce che irrompe dalle finestrature dei cori (Romanini, 1978), per "potenziare la capacità di coinvolgimento emotivo dell'assemblea dei fedeli".

    L'impianto a navata unica coperta a tetto, la chiesa capannone, ebbe, a partire dall'edificio prototipo del S. Francesco di Cortona, una diffusione capillare e ramificata, con varianti interne che riguardarono essenzialmente la zona del coro, articolata su una o più absidi, talora staccata dalle navate.

    L'Abruzzo ancora oggi custodisce preziose testimonianze architettoniche e documentarie che narrano i primi anni della diffusione del messaggio francescano. Accanto ad insediamenti che mostrano chiaramente il loro volto francescano, ve ne sono altri che presentano solo poche tracce; altri ancora sono ormai del tutto scomparsi, per lasciare spazio a nuove edificazioni, o semplicemente sono abbandonati. Per questo diventa fondamentale il ricorso alle fonti che permettono di ricostruire anche la realtà degli insediamenti scomparsi e di recuperare la storia del francescanesimo abruzzese ai suoi albori tra XIII e prima metà del XIV secolo e oltre....

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  3. La piazza di San Francesco si estende vicino alla scuola elementare di Santa Maria.
    La statua di San Francesco si erge in mezzo al verde e alla rotonda. Dal '400 a Ortona si sono stabiliti i francescani, gli zoccolanti. Un tempo questa piazza era un orto con delle botteghe e ora è tutto di cemento e tutto questo spazio apparteneva al convento.
    Questo ordine è stato importante perché dove si erano stanziati, alle 4 strade, c'erano zone paludose e loro l hanno bonificate e questo nel 1506.

    La statua è il simbolo di pace tra gli ortonesi e i lancianesi che infatti poi venendo a Ortona hanno portato anche il beato Lorenzo conservato nella Chiesa dove ora non ci sono più i francescani ma gli indiani.

    Al di sopra di una porta laterale della della Chiesa c'è una pietra scolpita con il simbolo dell'ordine, con su scritto il motto dei francescani "pace e bene" e due mani che si incrociano e in mezzo una Croce. Al di sopra della porta centrale invece
    c'è una lunetta con un immagine per far capire la cristianità del luogo anche ai più ignoranti con una citazione "Dio volle che noi avessimo tutte le cose per Maria"
    All' interno della chiesa e dalla parte opposto, quindi, della prima lunetta, proprio sopra il portone principale d'ingresso, c'è un'altra lunetta con la scritta pace e bene e la Alfa e omega a significare l' inizio e la fine.

    Francesca Sacramone, Elio Consorti,
    Francesco Bianco e Luca Civitarese.

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  4. Abbiamo fatto una visita e siamo stati in piazza san Francesco. in mezzo alla rotonda di verde dove c'era la statua di san francesco.
    Poi, nella chiesa di Santa Maria, abbiamo visto I RESTI MUMMIFICATI di San Lorenzo, dei quadri E un affreco con il volto santo di manoppello. ho notato l' arcata della porta dove erano riportati, oltre ad alcune scritte, anche i disegni per essere compresi dagli analfabeti che vivevano nel luogo.

    grazie
    GUIDO MARZETTI

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  5. Fuori dalla Chiesa si trova la statua di S.Francesco.
    La Chiesa è stata distrutta più volte sia da un terremoto , sia dall'invasione dei turchi che hanno distrutto anche S.Maria di Costantinopoli, risparmiando miracolosamente il Convento delle suore Cistercensi.

    C'è un 'unica navataoggi perchè altre navate più piccole sono state eliminate.
    Nella Chiesa è conservata la salma del Beato Lorenzo.La salma prima era sepolta in una Chiesa più su di Ortona ma poi è stato portato qui a S.Maria. Il Beato Lorenzo non è stato mummificato ma la struttura è quella di una mummia; il viso è stato coperto da una maschera dorata.Egli era un Francescano di ordine minore , nato a Villamagna e morto a Ortona il 5 Giugno 1635 a causa di una malattia che girava all'epoca.Non è Santo ma è stato riconosciuto beato da Papa Pio XI.
    Le mani sono incrociate e si posso vedere le sue falangi.

    Sopra la porta esterna c'è un dipinto della Vergine Maria con sopra una scritta in latino. Nella parte destra e sinistra della porta interna si trovano le lettere greche: alfa e omega.

    La chiesa è moderna e dopo il restauro sono stati trovati dipinti originali che sono conservati dietro un vetro.
    Uno di questi dipinti ritrovati è un affresco di Gesù che assomiglia molto a quello di Manoppello. E' un particolare affresco appartenente alla seconda meta del 700 .
    Il volto di Manoppello era appartenuto a una famiglia di ricchi medici di Manoppello e le era stato donato da un viandante che si crede essere Gesù. L'affresco di Manoppello viene chiamato " Veronica" in senso greco che significa : Vera Icona.

    Sofia Tortella,Martina Greco,Lorenza Sansiviero, Alessandro Picciano.

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