giovedì 28 febbraio 2013

La battaglia di Ortona ( 3 )

 in allestimento
la terza effe
Una pagina di diario e una pagina di giornale
due pagine che testimoniano
la Battaglia di Ortona
 
ci sono stati concessi dal Sig D'Anastasio Aldo




4 commenti:

  1. Noi della terza effe abbiamo ripercorso i luoghi della battaglia, questo il nostro resoconto:

    Terranuova inizia da piazza Porta Caldari, nome della piazza così come era conosciuta durante la Seconda Guerra Mondiale perché questa piazza aveva una porta di uscita dalla città, che si trovava dove oggi ci sono i bagni pubblici , e quindi il nome è dato proprio dal fatto che questa porta faceva uscire fuori dall’abitato.

    Quando le truppe canadesi entrarono da via della Libertà, provenienti da Orsogna e in parte da San Leonardo, per la scorciatoia del mare, si fermarono a Porta Caldari per rendere omaggio a un monumento già esistente, molto importante anche se noi spesso non ci facciamo caso. Questo monumento fatto tra il 1915e il 1918 è in ricordo dei caduti o martiri della Prima Guerra Mondiale o Grande Guerra a opera di Giuseppe Massari, scultore molto importante che operò per molto tempo a Roma insieme a Guido Costanzo, le cui opere rimangono ancora oggi all’interno del Palazzo Farnese,opere visibili ma molto importanti.

    Una di queste si trova anche a San Lonardo, nella sua piazza e raffigura un soldato con la mano alzata che si riferisce sempre ai caduti.

    Abbiamo visto una fotografia in cui si vedono i carri armati fermi a Porta Caldari e le truppe ferme vicino a questo monumento che gli fanno un saluto.

    Palazzo Bisignani, ristrutturato poco tempo fa e nel quale ci vive ancora questa famiglia, non è mai stato distrutto: sempre nella fotografa si vede il palazzo intero e i carri armati in mezzo alla piazza.Il monumento e il palazzo sono rimasti a testimoniare quel periodo.
    Dopo l’ingresso degli alleati la piazza cambiò nome e divenne piazza della Vittoria a ricordo della liberazione.

    Prima di entrare nella ex porta, si trova una scritta in inglese, un messaggio che veniva fatto alle truppe alleate per il coprifuoco, che avveniva alle ore 21:00.

    Da qui iniziava il quartiere canadese: alle 21 tutte le truppe dovevano riunirsi e ritirarsi nel loro quartier generale.

    Quando le truppe alleate entrarono ad Ortona, la citta divenne "un fronte", una zona calda: a poco distanza l'uno dall'altro c’erano I due schieramenti, separati dal corso.

    Il teatro oggi chiamato "Francesco Paolo Tosti" nel 1943 era la sede del quartier generale canadese:lo sappiamo perché ci sono delle foto che ritraggono il generale Mongomeri con gli alleati sulle scale.

    Al posto della scritta teatro c’era quella di RET GAL che è il nome del bar che avevano aperto all’interno del teatro e che serviva ai soldati per riposare durante la battaglia.

    Sul teatro appare la scritta anno VII del fascio, del regime fascista dunque, vale a dire che venne costruito nel 1929: naton come teatro dell’opera poi divenuto di spettacolo, ebbe grande fortuna perchè le migliori compagnie sono state ad Ortona.

    Nel periodo della seconda guerra mondiale naturalmente era stato chiuso al pubblico, quindi i canadesi hanno potuto organizzare qui il loro quartiere generale ed è chiaro che tutto il percorso che si trova qui vicino, l’orientale e il corso Garibaldi, avevano un assetto stradario diverso, nel senso che le strade erano solo in uscita o in entrata e solo a piedi.

    continua

    RispondiElimina
  2. Un esempio di come erano organizzate le strade è via Guido Albanese: alcune scritte, sempre in inglese, fatte con la pece (che serviva anche per accendere le fiaccole), indicano che quella strada era a senso unico perché c’era il quartier generale.
    Il palazzo che riporta le scritte è molto antico ed è rimasto intatto durante la seconda guerra mondiale. Sui balconi si notano due elfi e sui muri dei leoni che si mordono la coda. "No entry ed out" sono le scritte sui muri, più grossolane rispetto a quelle del coprifuoco che erano marchiate.
    Una delle vie più antiche di Ortona è via Giudea, che va da Porta Caldari a via della Repubblica, era una via addirittura chiusa al pubblico, grazie a due porte:qui c’era il ghetto degli ebrei di Ortona (Lanciano ne aveva uno più importante, dove c’era proprio una struttura dedicata solo a loro, c’era anche un mercato).

    Ortona, però, ha avuto una situazione diversa a livello familiare perché aveva integrato già gli ebrei dal 500: essi erano arrivati probabilmente via mare e abitavano a Terranova, vicino alle abitazioni dei nobili.

    A metà di via Giudea nella parte più alta c’era il quartiere generale tedesco, bombardato ma mai ricostruito quindi è significativo vederlo: lo spazio ospitava durante la guerra il quartier generale tedesco, nell'albergo Roma, un albergo che durante la seconda guerra mondiale fu prelevato dai tedeschi come quartier generale, ed era anche a pochi passi, in linea d’aria, da quello canadese.

    Anche se è stato bombardato si riesce ancora a vedere la parte delle murature antiche più basse dell’ albergo, quello collegato con una volta, che ha avuto più o meno diversi restauri. Questo albergo non è stato mai ricomposto quindi testimonia proprio una parte di Ortona bombardata: non l’hanno mai ricomposta perché probabilmente di proprietà privata, non sono riusciti a riprenderlo in gestione.

    Qui c’erano i tedeschi e a pochi metri i canadesi, in mezzo la gente,testimone del passaggio continuo di carri armati, di persone armate e anche di fucilazioni.

    continua...

    RispondiElimina
  3. La battaglia vera e propria è avvenuta principalmente lungo il corso, casa per casa. Nel plastico del museo della battaglia al centro vediamo un carro armato. I carri armati presenti sul corso, tre o quattro, sono stati scelti come simbolo della battaglia di Ortona: uno di questi si trova oggi alle quattro strade; erano carri armati Atena.

    I tedeschi e i canadesi hanno combattuto casa per casa.
    Palazzo Cichelli, la casa natale dei fratelli Don Marco e casa Berardi furono testimoni di questa cruenta battaglia combattuta corpo a corpo.
    La via degli ebrei aveva un porta di chiusura in via Giudea e una di ingresso a fine corso; oggi c’è un arco aperto, esso corrispondeva a una porta. I tedeschi avevano il loro quartiere proprio sulla via del ghetto ebraico quindi potevano controllare anche meglio gli ebrei presenti ad Ortona. Quando queste porte venivano chiuse i cittadini non potevano più uscire o entrare.

    Durante la seconda guerra mondiale e poi nel tempo questa porta ha subito dei danni ed oggi è rimasto solo un arco a testimoniare questo ingresso chiuso; tutti ghetti anche quello di Roma aveva un ingresso chiuso quindi non siamo cosi lontani da altre citta, poiché anche ad Ortona c’è stata una repressione ebraica molto forte durante la guerra.

    RispondiElimina
  4. Alla fine del corso c’è la piazza della Repubblica, una delle due piazze armate insieme a quella di San Tommaso. Sul palazzo del comune c’è una lapide che testimonia la medaglia d’oro al valore civile che Ortona ha avuto durante i combattimenti della seconda guerra mondiale, da settembre 1943 a giugno 1944.
    Questa piazza è stata un luogo di fronte, ed ha vissuto una battaglia cruenta: più di 1413 civili sono morti in seguito a questa battaglia.

    Ortona ha ricevuto la medaglia d'oro al valore civile. La motivazione fu: nobile citta degli Abruzzi, di antiche tradizioni patriottiche, sopportava coraggiosamente. In occasione dell’ultimo conflitto, spaventosi bombardamenti aerei e terrestri, subendo la perdita di 1314 dei suoi figli e la distruzione della maggior parte del suo patrimonio monumentale ed edilizio. Con fierissimo contegno resisteva intrepida ai soprusi degli invasori in armi, mai piegando nella sua purissima fede in una Italia migliore, libera e democratica. Si prodigava con cuore di madre nel soccorso dei feriti e dei sofferenti, affermando, negli orrori della guerra il più alto spirito di solidarietà umana.

    Le motivazioni non sono solo la morte di 1314 uomini ma anche la fierezza nel combattimento, ma soprattutto l’aiuto ai civili cioè la solidarietà umana espressa durante la battaglia di Ortona, queste tre motivazioni hanno contribuito a dare a Ortona la medaglia doro al valor civile ed è molto importante che la lapide si trovi sulla parete frontale del Comune.
    Sulla parte alte del comune c’era un cecchino armato che controllava la zona con presidio armato.

    La parte più a ovest di Terranova è Santa Maria delle grazie dove ci sono ancora dei piccoli esempi della battaglia di Ortona.

    La zona ovest era un possedimento dei francescani, durante il cammino per arrivarci abbiamo visto dei resti di una trincea, organizzata durante la seconda guerra mondiale, nei vicoli, per poter difendere l’abitato dagli attacchi esterni. Questo muro è rimasto cosi, non l’hanno mai ristrutturato ed è un esempio di come la cittadinanza si era abituata vivere con il quartiere armato tedesco e canadese. C’è una pietra che indica il confine del quartiere con il possedimento dei francescani, venuti a Ortona nel 200 d.C.

    Un tempo i territori circostanti a Santa Maria erano tutti coltivati dai francescani, durante la battaglia di Ortona, Vicino la chiesa c’era l’ospedale civile nel quale ne 1943 molti dei civili si erano nascosti poiché avevano lascito le loro case per paura di essere uccisi durante i combattimenti casa per casa.
    Ce una bellissima immagine davanti a questa chiesa di un cavallo morto, questa piazza era infatti chiamata piazza del cavallo morto.

    continua...

    RispondiElimina