martedì 23 ottobre 2012

ID I F Itinerario di ricerca - A ciascun terreno il suo seme ...

  La biodiversità agricola
 
 Nel Parco Nazionale della Majella  , oltre ad ambienti naturali, sono presenti piccole aree agricole spesso marginali, dove l’agricoltura viene ancora effettuata in maniera tradizionale...

La tutela di questi agro-ecosistemi rientra nelle finalità istitutive delle aree protette; le attività agricole ancora presenti nel Parco, condotte secondo metodi tradizionali, rappresentano un elemento molto importante per la fauna del Parco: numerose  specie di uccelli (allodola, ortolano, zigolo ecc.) vivono proprio in questi ambienti marginali.
 
Le varietà autoctone da riscoprire

Alcuni hanno nomi stranissimi, talvolta divertenti, che ne descrivono sapore, forma, periodo di raccolta o altre caratteristiche; basta pensare alla mela "meloncello", "tinella", "paradiso", "mangione", "gelata", "cipolla" o alla pera "prosciutto", "d’inverno", "agostina", "campana", "carbone", "spina"; a questo elenco si possono aggiungere tantissime altre varietà come ad esempio il fagiolo "a pane" o "socere e nore", il peperone "a corno di Sulmona" e per finire il pomodoro "a pera" o "a cuore".

 
mela tinella
 
 


… è doveroso salvarle per poter tramandare alle future generazioni un così vasto patrimonio naturale e culturale.

 
prodotti tipici a Lama dei Peligni


Vogliamo provare a descrivere alcune delle varietà autoctone del Parco Nazionale della Majella? Per documentarti

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Io MeLa Mangio
un progetto di educazione ambientale sul "Recupero, conservazione e valorizzazione della biodiversità agricola"
 


12 commenti:

  1. Oltre che ambienti naturali, il territorio del Parco presenta anche una discreta superficie occupata da aree agricole abbandonate ormai da lungo tempo e in fase di lenta evoluzione naturale verso ecosistemi più complessi (arbusteti, pascoli arborati, boschi di neo formazione, ecc.).

    Altri esempi di segni lasciati dall’Uomo sono i rimboschimenti con pinete o gli stessi pascoli e prati falciabili.
    In quest’ultimo caso le attività umane condotte da secoli hanno ampliato la diffusione di certe specie e hanno contribuito significativamente a mantenere la biodiversità.

    Infatti, mantenere alcune pratiche agricole, come l’allevamento estensivo o un’agricoltura condotta in maniera tradizionale, può essere uno strumento fondamentale per conservare ambienti, che sono frutto di interazione tra Uomo e Natura; di contro la riforestazione dei pascoli, seppur naturale, porterebbe ad una drastica diminuzione di certe specie sia vegetali che animali.

    FONTE: Tratto dal sito ufficiale del Parco nazionale della Majella

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  2. La maggior parte delle aziende biologiche presenti nel Parco è rappresentata da piccoli produttori di cereali, olive, frutta e ortaggi (questi ultimi spesso a carattere familiare).

    L’allevamento predominante è quello ovino ma ci sono interessanti esempi di allevamenti bovini da carne allo stato semibrado e apicoltori.

    Un certo numero di aziende ha diversificato le proprie attività con l’avvio dell’agriturismo e non mancano operatori che hanno aperto piccoli punti vendita e ristrutturato i fabbricati rurali con la tipica “pietra bianca della Majella”.

    Le prime realtà agricole che hanno “introdotto” l’agricoltura biologica nel Parco sono giovani agricoltori che sono tornati a vivere un territorio dal quale le precedenti generazioni erano “scappate” in cerca di miglior fortuna.

    All’inizio sono state riaperte e ristrutturate vecchie case, ruderi o macerie, e poi è ripresa la coltivazione dei campi.

    La scelta delle specie da coltivare è ricaduta spesso sulle produzioni tipiche del territorio: vecchi cereali tra i quali il farro e la solina, legumi quali la cicerchia, i fagioli o ceci, antiche varietà frutticole.

    L’agricoltura biologica quindi è stata considerata importante sia per la presenza di agricoltori ed allevatori consapevoli del loro ruolo nella gestione del territorio che per la conservazione delle varietà autoctone.

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  3. Tra le scuole che hanno partecipato al progetto anche la
    Scuola Media "Pugliesi" di Ortona (CH)ora Istituto Comprensivo N2 di Ortona

    Nell'ambito del progetto "Io MeLa Mangio", i ragazzi più grandi hanno intervistato i propri nonni e gli anziani del paese attraverso un questionario e una scheda di rilevazione, per giungere all’individuazione delle varietà molto note un tempo, ma ora coltivate solo da pochi agricoltori “custodi”.

    I più piccoli, invece, hanno affrontato l’argomento con il supporto della fiaba: incaricata da Nonno albero, un vecchio albero di Mela tinella che vive in una campagna abbandonata ai piedi della Majella, la mela Rossella fa conoscere ai bambini alcune delle varietà locali del Parco e chiede il loro aiuto per salvarle.

    La speranza è quella che da grandi sapranno scegliere uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e di conseguenza della loro salute, a partire da quello che mangiano.

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  4. GIORGIA

    I prodotti tipici della Maiella.

    L’agricoltura del parco della Maiella si basa soprattutto su una produzione di prodotti sani, adottando tecniche ecocompatibili che proteggono la flora e la fauna.
    In montagna l’ allevamento di ovini permette la produzione di vari tipi di formaggi e del famoso pecorino abruzzese. Con la carne di pecora o di bovino si producono i buonissimi arrosticini oltre a gustosi insaccati come prosciutti e salami.
    Importante è l’allevamento delle api da cui si ricavano molti tipi pregiati di miele millefiori.
    In agricoltura si producono cereali, olive, frutta ed ortaggi.
    Tra i cereali troviamo il farro, tra i legumi i fagioli, ceci ecc., tra la frutta la mela gelata, tinella e paradiso poi pere e pesche.

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  5. C’è chi beve o condisce con oli comprati al supermercato,ma l’olio fatto in campagna e quello del supermercato hanno una bela differenza perché dentro l’olio di campagna non c’è nient’altro che l’uliva spremuta mentre in quello del supermercato ci sono conservanti e altre cose per farlo sembrare buono. Per fare un olio buono occorre un’oliva buona:come questa (foto ulivo). Il procedimento è semplice:ad uno ad uno si tolgono tutte le olive dall’albero. Così abbiamo ottenuto tanta oliva (foto rametto e foto uliva da sola). Quest’ultima viene poi spremuta e il “succo”che ci esce è di colore oro e infatti quello è l’olio!(foto olio)

    Marianna

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  6. Cara Marianna
    a breve dedicheremo un post alle vostre foto del paesaggio rurale nel quale viviamo!

    Vi prego comunque di inviarmi foto e immagini tipo JPG e JPEG
    grazie
    la prof

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  7. GIUSEPPE

    PRODOTTI TIPICI DELLA MAJELLA

    La pastorizia è l’attività storica che più ha lasciato segni nell’area protetta.

    L’altra attività è la coltivazione di cereali (grano e farro) e legumi. Fara San Martino è una delle capitali della pasta italiana, si trova alle sorgenti del fiume Verde dove fin dall’VIII secolo si insediò una comunità benedettina.

    All’economia pastorale si collega una fiorente produzione di formaggi: pecorini, caciotte, che possono essere anche aromatizzate, caciocavalli, scamorze, giuncate, ricotte ovine e caprine, che in alcuni casi è tradizione affumicare.

    Ricco anche il repertorio dei salumi: annoia, mortadelline, salsicce.

    Nelle aree pedemontane si coltivano l’olivo e la vite, da cui si ricavano vari tipi di vino; tra questi il più famoso è il Montepulciano d’Abruzzo.

    Fiorente è la tradizione dei dolci, con in evidenza i confetti di Sulmona.
    Giuseppe

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  8. ALBERTA

    Tra i prodotti tipici della Majella notevole interesse riveste la produzione dell'olio extravergine d'oliva ottenuto con varietà locali . Due tipologie hanno l'attributo D.O.P.: quelle dell'Aprutino Pescarese e delle Colline Teatine.

    Tra i numerosi ortaggi e legumi coltivati nella zona come il farro, i fagioli, la segale , il grano tenero ecc. e numerose varietà di mele e pere, la coltivazione dell'aglio rosso di Sulmona merita, secondo me, un posto importante, essa era già presente nell'ottocento e già allora venivano apprezzate l'aroma e il sapore particolarmente piccanti.

    Sulmona,inoltre, è nota per la sua tradizionale produzione di confetti e dolciumi. A Fara S.Martino è nota la produzione di una tradizionale pasta ( DE CECCO, DEL VERDE E COCO ) e altrove si producono salumi ( prosciutti nostrani, salsicce di carne e di fegato ) e formaggi (pecorino d'abruzzo).


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  9. refuso: tra le paste di fara San Martino leggi COCCO e non COCO
    grazie Alberta

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  10. Cara professoressa,
    ho trovato notizie interessanti su alcui prodotti "autoctoni" del Parco Nazionale della Maiella ma che venivano e vengono ancora fortunatamente coltivati anche nelle valli abruzzesi e quindi anche da noi.

    Ecco l'elenco con le caratteristiche di ciascuno di essi:

    FLAVIO

    Fagiolo Quaranta giorni
    Il seme è di medio-piccole dimensioni, schiacciato e di forma tendenzialmente ovale. Il colore di fondo è marrone chiaro con striature scure. Sono fagioli molto saporiti e ottimi per la preparazione di "pasta e fagioli". Il Fagiolo un tempo era probabilmente diffuso in gran parte dei territori delle alte valli Aventino e Sangro.

    Mela Paradiso
    I frutti presentano una forma prevalentemente globosa-appiattita e hanno la buccia leggermente “untuosa” Distribuita sul territorio diLanciano.

    Pera di San Giovanni
    Pera estiva con frutti di piccole dimensioni; la buccia ha un colore di base giallo con presenza di arrossamenti localizzati. La polpa tenera presenta un sapore gradevole solo a piena maturazione quando risulta essere molto dolce. Maturazione a fine giugno in prossimità della ricorrenza di San Giovanni (24 giugno) da cui deriva il nome. Presente sul territorio di Lanciano.

    Pesca Testa Rosce
    Si matura ad ottobre, i frutti sono medio piccoli; a piena maturazione la colorazione di fondo gialla viene quasi completamente coperta da numerose striature rosso scuro.
    Il nome "Testa Rosce" è legato alla caratteristica polpa di colorazione rosso scura, che gran parte della polpa assume a piena maturazione. In ambito familiare è utilizzata per la conservazione "sciroppate" grazie alla buona consistenza della polpa.

    Flavio I F

    CONTINUA

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  11. FLAVIO IF continua

    Olio extravergine d'oliva

    Nel territorio del Parco vengono prodotti div
    erse tipologie di oli extravergine d'oliva ottenuti con varietà locali. Due tipologie hanno l'attributo DOP: l'Aprutino pescarese e le Colline teatine. L'Aprutino pescarese proviene dalle colline della provincia di Pescara ed è ottenuto da varietà quali Dritta, Leccino e Toccolana. Quest'ultima è una varietà locale coltivata prevalentemente nella zona di Tocco da Casauria. Tra le caratteristiche dell'olio vi è il colore dal verde al giallo e un'acidità inferiore al 0,6%.
    La DOP Colline teatine è riservata all'olio extravergine d'oliva ottenuto da varietà Gentile di Chieti, una varietà locale diffusa nelle colline della provincia di Chieti ricadenti nel territorio del Parco e dal Leccino, in quantità non superiore al 50%.

    Fagiolo Gentile, Minutillo o Monachelle
    Si tratta di un "fagiolo" molto rustico e poco esigente in fabbisogno di acqua grazie all'apparato radicale molto sviluppato. Il sapore "terragno" con un retrogusto piacevolmente amarognolo è decisamente diverso da quello del fagiolo comune. Generalmente indicato come fagiolo dall'occhio non è ormai più molto diffuso.

    Farro
    E' una coltura rustica in molte zone interne e pedemontane dell'Abruzzo. Dopo un periodo a rischio di definitiva scomparsa - destino comune ad altre specie minori - negli ultimi decenni è ripreso un certo interesse intorno a questa specie che ha rischiato di portare alla sparizione di molto materiale autoctono sostituito da farro introdotto da altre regioni italiane (Garfagnana) o addirittura dall'estero (spelta svizzero o tedesco).
    In pratica è successo che molti agricoltori, con l'idea di diversificare le proprie produzioni hanno iniziato la coltivazione di materiale non ben identificato.
    Fortunatamente sono state individuate e moltiplicate alcune varietà sicuramente autoctone abruzzesi che sono consumate sia come farro in chicchi, sia come farine che come pasta.

    Grano tenero Solina
    La "Solina" è il frumento tenero tipico delle montagne abruzzesi conservatosi sino ad oggi per le particolari caratteristiche di sapore e profumo cha conferisce al pane e alla pasta fatti in casa.
    E' un grano molto resistente al freddo, rustico, in grado di crescere anche su terreni poco fertili, particolarmente adatto alla coltivazione con i metodi dell'agricoltura biologica.
    La "Solina" viene citata dagli storici come il grano dal quale si ricavava "…uno dei migliori pani del Regno (di Napoli)".
    La consapevolezza che si tratti di un cereale molto antico emerge anche da alcuni detti popolari "la solina è la mamma di tutti i grani; …se vuoi fare la farina devi coltivare la solina".
    Flavio

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    Risposte
    1. Caro Flavio,
      la tua ricerca e davvero molto interessante: dico a tutti!
      " Chiedete alle vostre mamme o ai vostri nonni se conoscono questi nostri prodotti della terra d'Abruzzo e raccontate quello che vi dicono e se possibile ... FOTOGRAFATE!

      Buon lavoro
      la prof

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