sabato 7 luglio 2012

2. Noi giovani reporter dell'integrità ecologica

Abbiamo pubblicato il 3 giugno la documentazione  relativa al nostro progetto ( il progetto, la mappa delle attività, la relazione finale )  " Noi giovani reporter dell'integrità ecologica. Una buona notizia: Ortona bandiera blu 2011"   .... Continueremo ora a ripercorrere le tappe più significative del nostro percorso, documentandole.

Buona navigazione

la III F


" Pur consapevoli che lo stato dell'ambiente è molto critico, sappiamo  che la conoscenza delle  buone notizie  è fondamentale per agire, cambiare  e  perché  al pessimismo della ragione” si possa sostituire “ l'ottimismo della volontà” .





Abbiamo iniziato il nostro percorso con un aforisma di  A. Gramsci e subito dopo, navigando in Internet, abbiamo “incontrato” un articolo recente proprio con questo titolo!




L’articolo  è stato  il punto di partenza del nostro Progetto ma  contemporaneamente è anche punto di arrivo,  sintesi di tutte le letture che, a partire da settembre e a cadenza settimanale,  abbiamo portato avanti  sull’ “Ambiente” e non solo…
Le problematiche mondiali affrontate nei nostri dibattiti in classe  sono state : l’ecologia, il consumismo sfrenato, lo sfruttamento delle risorse senza nessun controllo, la guerra dell’acqua, la guerra  del petrolio, la  scarsità  di cibo, l’utilizzo di organismi geneticamente modificati, le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera e  i cambiamenti climatici … e tante altre …
La nostra  bacheca vuole essere una provocazione e una scommessa

  la scommessa  è soprattutto quella di recuperare la partecipazione attiva, quotidiana, e far sentire la voce di un movimento di uomini e donne che prima pensavano che un altro mondo fosse possibile, ora sono certi che un altro mondo sia necessario…”


Ortona, con la sua “bandiera blu” vuole essere una speranza che un altro mondo è possibile e necessario!


LA CARTA DELLA TERRA






12 commenti:

  1. LE NOSTRE PRIME RICERCHE

    Miriam

    LA CARTA DELLA TERRA
    La Carta della Terra è una dichiarazione di principi etici fondamentali per la costruzione di una società globale giusta, sostenibile e pacifica nel 21° secolo.

    La Carta si propone di ispirare in tutti i popoli un nuovo sentimento d’interdipendenza globale e di responsabilità condivisa per il benessere di tutta la famiglia umana, della grande comunità della vita e delle generazioni future. La Carta è una visione di speranza e un appello ad agire.

    La storia della Carta della Terra
    La Carta della Terra è il prodotto di un dialogo decennale, mondiale, interculturale su obiettivi e valori comuni. Il progetto della Carta della Terra iniziò nell’ambito delle Nazioni Unite, ma venne portato avanti e completato da un’iniziativa della società civile. La Carta della Terra venne finalizzata e quindi lanciata come “Carta” nel 2000 dalla Commissione della Carta della Terra, un organismo internazionale indipendente.

    L’iniziativa della Carta della Terra
    L’ "iniziativa della Carta della Terra" è il nome collettivo dato all'eterogenea rete globale di persone, organizzazioni e istituzioni che partecipano nel promuovere e mettere in atto i valori e i principi della Carta della Terra.
    L’iniziativa rappresenta un grande sforzo volontario della società civile. I partecipanti includono istituzioni internazionali, governi nazionali e loro agenzie, università, organizzazioni non governative e comunità, governi locali, gruppi religiosi, scuole e imprese, così come migliaia di persone a livello individuale.
    Molte organizzazioni hanno formalmente approvato la Carta della Terra e la stanno impiegando per promuovere la loro visione, e molti altri la stanno utilizzando o stanno promuovendo la Carta senza farne pubblicità.

    Obiettivi strategici:
    • Promuovere lo sviluppo di una rete globale di sostenitori e volontari della Carta della Terra con la collaborazione di consiglieri, affiliati, organizzazioni consociate e commissioni.
    • Creare e divulgare comunicazione di elevata qualità e materiali educativi per differenti tipologie di gruppi e comunità, dimensionabili in milioni di persone.
    • Tradurre i materiali chiave della Carta della Terra in tutte le principali lingue del mondo.
    • Creare siti web della Carta della Terra in tutti i paesi, in collaborazione con individui ed organizzazioni.
    • Promuovere la visione della Carta della Terra in eventi locali, nazionali e internazionali e coinvolgere individui e organizzazioni nell'applicazione all’interno delle loro aree di attività.
    • Porre la Carta della Terra in relazione con importanti iniziative e processi internazionali, così che la sua struttura etica possa essere usata come guida nello sforzo di indirizzarsi verso sfide come i cambiamenti climatici, gli obiettivi di sviluppo del millennio, la sicurezza alimentare e la risoluzione dei conflitti.
    • Intraprendere programmi di tirocinio per facilitare la comprensione e l'applicazione della Carta della Terra in differenti ambiti e settori.
    • Sviluppare una guida e gli strumenti per sostenere le organizzazioni, le attività imprenditoriali e le comunità locali nell’utilizzare la Carta della Terra, e per valutare il progresso verso uno sviluppo sostenibile.

    (continua)

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  2. continua Miriam

    Questo è un preambolo che precede il testo della Carta della Terra:
    Ci troviamo ad una svolta critica nella storia del Pianeta, in un momento in cui l'umanità deve scegliere il suo futuro. A mano a mano che il mondo diventa sempre più interdipendente e fragile, il futuro riserva allo stesso tempo grandi pericoli e grandi opportunità. Per progredire dobbiamo riconoscere che, pur tra tanta magnifica diversità di culture e di forme di vita, siamo un'unica famiglia umana e un'unica comunità terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci per costruire una società globale sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, sui diritti umani universali, sulla giustizia economica e sulla cultura della pace. Per questo fine è imperativo che noi, i popoli della Terra, dichiariamo la nostra responsabilità gli uni verso gli altri, verso la grande comunità della vita, e verso le generazioni future.

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  3. LA CARTA DELLA TERRA ricerca di Nathalie III F


    La Carta della Terra è una dichiarazione di principi etici fondamentali per la costruzione di una società globale giusta, sostenibile e pacifica nel 21° secolo. La Carta si propone di ispirare in tutti i popoli un nuovo sentimento d’interdipendenza globale e di responsabilità condivisa per il benessere di tutta la famiglia umana, della grande comunità della vita e delle generazioni future. La Carta è una visione di speranza e un appello ad agire.

    La Carta della Terra si occupa in primo luogo della transizione verso forme sostenibili di vita e sviluppo umano sostenibile. La Carta riconosce che gli obiettivi della protezione ecologica, dello sradicamento della povertà, lo sviluppo economico equo, il rispetto per i diritti umani, la democrazia e la pace sono interdipendenti e indivisibili. Di conseguenza, il documento offre un punto di riferimento integrale e a largo spettro per guidare la transizione verso un futuro sostenibile.

    La Carta della Terra è il prodotto di un dialogo decennale, mondiale, interculturale su obiettivi e valori comuni. Il progetto della Carta della Terra iniziò nell’ambito delle Nazioni Unite, ma venne portato avanti e completato da un’iniziativa della società civile. La Carta della Terra venne finalizzata e quindi lanciata come “Carta” nel 2000 dalla Commissione della Carta della Terra, un organismo internazionale indipendente.

    La stesura della Carta della Terra ha implicato il più coinvolgente processo partecipativo mai associato alla creazione di una dichiarazione internazionale. Questo processo è la risorsa primaria della sua legittimità come struttura etica principale. La legittimità del documento è stata ulteriormente rafforzata dal sostegno di oltre 4.800 organizzazioni, che includono molti governi e organismi internazionali.

    Alla luce di questa legittimità, un numero crescente di giuristi internazionali riconosce che la Carta della Terra sta acquisendo lo stato di un documento della cosiddetta “soft law”, un documento cioè che fissa delle norme pur non avendo efficacia vincolante diretta.

    In un momento in cui la collaborazione internazionale è sempre più incisiva, la Carta della Terra ci incoraggia a cercare ragioni comuni nel mezzo della nostra diversità e ad abbracciare un'etica globale che è condivisa da un numero sempre crescente di persone in tutto il mondo.

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  4. Il problema della fame nel mondo

    le riflessioni di IRMA

    La fame di parte della popolazione mondiale è un problema che sempre si è riscontrato durante la storia, ma nell’epoca moderna più che mai: oggi, infatti, si sente sempre più spesso parlare di miseria e di fame nel mondo.

    Questa è una questione che riguarda quei paesi che non sono ancora abbastanza evoluti tanto da sfamare l’intera popolazione; tra le varie cause ci sono: lascarsità di proventi dello stato, che non può finanziare opere che potrebbero migliorare la situazione; l' oppressione delle regioni arretrate da parte dei paesi più progrediti; perfino la mentalità della popolazione stessa può influire sul mancato apporto di nutrimento.

    Un esempio di questo caso è l’India, o altri paesi dell’Asia sud-orientale, in cui le famiglie povere, essendo abituate alla raccolta degli alimenti coltivati, generano più figli come forza-lavoro, e lo stato, nonostante abbia entrate a sufficienza, non riesce a garantire una buona nutrizione all’intera popolazione, che continua ad aumentare.

    Molte regioni africane o sudamericane, invece, soffrono dell’oppressione di aziende multinazionali che sfruttano le risorse del luogo approfittando, ad esempio, della povertà dello stato e non sostengono gli abitanti dalla miseria che esse stesse provocano.

    ( continua)

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  5. continua IRMA

    Questa condizione causa a molte persone sofferenze e umiliazioni; prendiamo come esempio per tutti quegli stranieri che emigrano nel nostro paese e che spesso vediamo in giro per le strade a chiedere l’elemosina, a vendere oggetti o a fare qualche servizio in cambio anche solo di un piccolo ricavo.

    Certamente per loro non deve essere né piacevole né onorevole, quindi penso che, se davvero non ne avessero bisogno, non lo farebbero.

    Purtroppo questo loro agire provoca loro una degradazione sul piano culturale: molte volte si prendono in giro queste persone che non sempre hanno colpa; capita perfino che vangano accusati di atti vandalici o addirittura criminali, soltanto perché si trovano in questa misera condizione. Questa situazione si viene a creare quando queste persone si trovano in stati più sviluppati del loro di origine, dove cioè la condizione di denutrizione e di miseria non è conosciuta (o, almeno, non completamente).

    Ma allora perché vi è questa emigrazione di massa verso paesi in cui si sa che verranno trattati in questo modo? Sarebbe normale supporre che trovandosi nella regione natia, dove questa situazione è nota, questi soggetti vengano aiutati e sostenuti anche da forze statali; in alcuni casi questo avviene, anche se con lentezza e difficoltà, mentre in altri vi è persino una condanna civile per questi individui: vengono trattati come se non possedessero gli stessi diritti delle altre persone e non vengono considerati dalla opinione pubblica, mentre dovrebbero essere più ascoltati. Così si dà inizio a quei movimenti migratori verso posti in cui vi è più disponibilità e più possibilità di trovare lavoro e di sfamarsi, pur dovendo continuamente subire ingiustizie o oppressioni da parte della popolazione del luogo.

    Si stanno facendo molti sforzi per migliorare questo stato di cose, anche con l’aiuto dei paesi più progrediti, che stanziano finanziamenti a favore delle regioni più povere; ma ciò non basta per compensare i danni provocati dalle aziende multinazionali o dalla mentalità stessa delle persone che vivono negli stati interessati: le imprese dovrebbero cessare questa loro attività di sfruttamento, molto spesso incontrollato, delle risorse che appartengono ad una regione che ne ha più bisogno, per dargli la possibilità di riprendersi economicamente; mentre i governi dei paesi in cui il problema della nutrizione insufficiente e quello della miseria sono dovuti ad un aumento continuo della popolazione dovrebbero adottare una politica di controllo delle nascite.

    Il problema della fame e della miseria non porta solo alla sofferenza e condanne di tipo culturale, morale o civile, a lungo andare potrebbe comportare rischi ancora più grandi: molte sono state e sono tuttora le guerre combattute per questo motivo, e molte ancora lo saranno se ogni parte che potrà fare qualcosa per migliorare la situazione non si impegnerà veramente.

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  6. Considerazioni etico-ambientali
    I maggiori problemi ecologici, economici e sociali del pianeta sono rappresentati dalla scarsità di cibo, la mancanza di acqua e l’utilizzo degli OGM. Una delle variabili impazzite è il clima. (Nathalie)

    (Irma) Il maggiore problema ecologico, economico e sociale del pianeta in assoluto è rappresentato dalla scarsità di cibo, che potrebbe condurre al crollo della nostra civiltà; non meno pesante è tuttavia anche la mancanza di acqua che fa perdere, tra l’altro, i raccolti di cereali a livello mondiale e non ultimo in ordine di gravità, l’utilizzo selvaggio degli organismi geneticamente modificati, che con l’impollinazione incontrollata del vento, sta provocando cambiamenti nelle varietà dei prodotti agricoli. Questi ultimi, insieme ai cambiamenti climatici incrementano la desertificazione, infatti i suoli vengono consumati più velocemente rispetto ai tempi naturali di rigenerazione.

    Proprio il fenomeno della desertificazione ha portato nel 2009 a più di un miliardo di affamati nel mondo. Solo in Italia, negli ultimi 20 anni, l’inaridimento del suolo è triplicato e si stima che fra pochi anni gran parte dei territori si trasformi in deserto.

    Un altro grave problema riguarda lo scarico delle acque reflue: L’inquinamento dei mari, dei fiumi e delle acque sotterranee è dovuto agli scarichi industriali e fognari oltre che alle attività agricole industriali. In più la mancanza di depuratori fa sì che le fogne riversino nei fiumi: batteri, virus, detersivi e altre sostanze inquinanti. Le centrali energetiche e gli impianti industriali vi scaricano le acque di lavorazione, troppo calde o troppo ricche di sostanze tossiche perché le forme di vita acquatiche sopravvivano. L’agricoltura industrializzata, oltre alle grandi quantità di liquami prodotti dagli allevamenti, vi riversa fertilizzanti, diserbanti velenosi. Contemporaneamente le sostanze tossiche filtrano attraverso il suolo e si accumulano nell’acqua delle falde sotterranee: quella che beviamo.

    Nella tutela delle acque c’è da dire che comunque si sono raggiunti decisivi miglioramenti, tramite leggi più severe sull’incanalamento delle acque di scolo e sulla costruzione di nuovi impianti di depurazione. I vantaggi si sono rivelati molto soddisfacenti soprattutto per quanto riguarda la depurazione biologica. Un altro essenziale contributo è stato offerto dalla legge “Sull’imposta delle acque di scarico”.

    Questa legge ha costretto i comuni e le industrie a ridurre notevolmente gli elementi tossici e le sostanze nutritive presenti nelle acque di scarico.

    (continua)

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  7. IRMA continua

    Bisognerebbe capire anche che ogni nostra scelta alimentare non ha effetto solo sulla nostra salute, ma anche su quella della nostra Terra, che ci sarà grata se preferiamo, ad esempio, prodotti di stagione e non quelli stranieri che per arrivare al mercato devono fare tanti chilometri, questo permette di “alleggerire” il nostro peso sul mondo e ci avvia sulla strada di un'alimentazione sana e sufficiente per tutti, poveri e non.

    Per di più promette di farci risparmiare qualcosa, e in tempi di crisi di certo non guasta.
    Tutto questo nasce anche da un'amara constatazione: sulle nostre tavole c'è di tutto e di più, spendiamo un sacco di soldi per generi alimentari e bevande, ma spesso e volentieri buttiamo un sacco di cibo nella spazzatura.

    E la tendenza è in crescita perché il nostro stile di vita sta cambiando, così, mentre milioni di italiani vivono in povertà, noi buttiamo via cibi buoni perché ne abbiamo comprati troppi, perché sono scaduti, perché non ci sono piaciuti o perché non ci servivano proprio

    Non possiamo però limitarci a considerare tutto questo un semplice spreco alimentare. Il cibo gettato via è anche un problema ambientale, sociale ed economico enorme in un momento in cui i prezzi delle materie prime aumentano (il riso è triplicato e il frumento raddoppiato) e le riserve alimentari mondiali diminuiscono. Con quello che gettiamo nei Paesi ricchi non solo si azzererebbe il problema della malnutrizione nei Paesi poveri, ma addirittura si "rischierebbe" di portare anche quei Paesi allo sfruttamento del cibo.

    Mangiare con più criterio, insomma, farebbe del bene al nostro portafoglio ma soprattutto al mondo. Anche perché l'uso quasi indiscriminato che facciamo delle risorse alimentari comporta effetti collaterali non da poco sull'ambiente. E infatti la nostra “vita all'occidentale” è assai poco ecosostenibile. In altri termini, c’è la necessità di avere un "vita sana" su questo mondo, lasciandolo possibilmente migliore di come l'abbiamo trovato e di certo non sprecando le risorse naturali.

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  8. Un pianeta urla per la fame

    riflessioni di Davide

    Un mondo condannato alla fame ed alla sofferenza. Sono 800 milioni le persone, da un emisfero all'altro, che soffrono di fame. E non basta, perché la malnutrizione riguarda un numero ben superiore di persone: oltre 2 miliardi.

    Nel corno d'Africa, cuore della disperazione, l'80% della popolazione soffre di gravi malattie legate alla malnutrizione. I bambini sono soggetti alla caduta di capelli, fino alla calvizie, alla perdita delle unghie e talvolta anche del primo strato di pelle. I1 mondo è pieno di affamati perché le risorse sono mal distribuite.

    Per questo non è sufficiente aumentare la produzione alimentare, ma combattere la lotta su più piani: da una parte sviluppare l'agricoltura nelle zone più povere, proteggendo le economie rurali, e dall'altra correggere certi effetti dell'economia globalizzata: caduta dei prezzi dei prodotti agricoli, diffusione incontrollata delle colture industriali volute dai gruppi economici più forti, liberazione dei contadini e dei paesi poveri dal giogo dell’indebitamento.

    Occorrono interventi strutturali in grado di modificare le tendenze spontanee dell'economia mondiale. È necessario che i bisogni ed i contributi dei paesi in via di sviluppo ottengano una giusta considerazione nel commercio mondiale. Liberare dalla fame significa anche liberare dalla guerra, ha detto il Pontefice in un Suo messaggio.

    "Liberare dalla fame milioni di esseri umani non è impresa facile e presuppone di estirpare le stesse cause alle radici della fame, come guerre e conflitti interni".
    La FAO ha calcolato in 10 centesimi di dollaro a persona all’anno il costo di una integrazione a base di ferro. (l'anemia è la principale malattia da regime alimentare - colpisce un miliardo e mezzo di persone) del cibo destinato alle persone anemiche. Nella sola India un'operazione del genere verrebbe a costare 44 milioni di dollari l'anno. In Thailandia si è avuto successo con un programma che, prima di aggredire la malnutrizione combatte la povertà.

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  9. GIORGIA: torniamo a riflettere sulla Carta della terra

    La Carta della Terra si occupa principalmente della transizione a stili di vita sostenibili e sviluppo umano sostenibile.

    L’integrità ecologica è uno dei temi più importanti affrontati nel documento.

    Tuttavia la Carta della Terra riconosce che gli obiettivi di protezione dell'ambiente, riduzione della povertà, sviluppo economico equo, rispetto dei diritti dell'uomo, democrazia e pace sono interdipendenti e indivisibili. Fornisce, perciò, una nuova struttura etica integrata per guidare la trasformazione ad un futuro sostenibile.

    La Carta della Terra è il prodotto di una discussione decennale, mondiale ed interculturale su obiettivi e valori comuni. Il progetto della Carta della Terra iniziò nella sede delle Nazioni Unite in occasione del Summit della Terra di Rio de Janeiro del 1992, anche su impulso del segretario generale dell'Onu Boutros Boutros-Ghali, ma venne portato avanti e completato negli anni Novanta da un gruppo formato, tra gli altri, da Michail Gorbačëv, premio Nobel, Maurice Strong, vicesegretario delle Nazioni Unite con delega al Summit della Terra, Steven C. Rockefeller, amministratore del fondo della famiglia Rockefeller e presidente della Fondazione Rockefeller, Ruud Lubbers, primo ministro olandese e in seguito Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, tutti attualmente ancora impegnati nel progetto.

    Furono costituiti 45 comitati nazionali Carta della Terra, e i dibattiti sulla Carta della Terra si svolsero in tutto il mondo e su Internet e importanti conferenze regionali vennero tenute in Asia, Africa, America centrale e America del sud, Stati Uniti ed Europa. Le idee e i valori della Carta della Terra rispecchiano l’influenza di una grande varietà di correnti intellettuali e movimenti sociali.

    La Carta della Terra venne finalizzata e quindi lanciata nel 2000 dalla Commissione della Carta della Terra, costituitasi come ente internazionale indipendente con sede in Costa Rica, nel corso di un meeting internazionale presso il quartier generale dell’Unesco, a Parigi, nel 2000. Il Focal Point italiano della campagna è il professor Corrado Maria Daclon.

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  10. Qualcuno mi ha chiesto perchè siamo reporter "dell'integrità ecologica"

    rispondo qui io, Federico, per tutti: perchè noi della III F abbiamo adottatto e fatto nostro il Secondo principio della Carta della terra:

    riporto dal II PRINCIPIO DELLA CARTA DELLA TERRA alcuni punti significativi:


    5a.Adottare a tutti i livelli piani di sviluppo sostenibile e norme che integrino la conservazione e il ripristino ambientale in ogni iniziativa di sviluppo.

    6a.Agire per impedire la possibilità di danneggiare irreversibilmente o gravemente l'ambiente anche se le conoscenze scientifiche sono incomplete o non certe.

    7a Ridurre, riutilizzare e riciclare i materiali utilizzati nei processi di produzione e consumo, e garantire che i rifiuti residui siano assimilabili dai sistemi ecologici.

    7 f Adottare stili di vita che accentuino la qualità della vita e l’uso di quanto realmente necessario in un mondo in cui le risorse non sono illimitate.

    8.b Riconoscere e tutelare le conoscenze tradizionali e la saggezza spirituale presenti in ogni cultura che contribuiscono alla tutela dell'ambiente e al benessere umano

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  11. IL II PRINCIPIO DELLA CARTA DELLA TERRA

    II. INTEGRITÀ ECOLOGICA

    5. Proteggere e ripristinare l'integrità dei sistemi ecologici terrestri, con speciale riguardo alla diversità biologica e ai processi naturali che sostentano la vita.

    a. Adottare a tutti i livelli piani di sviluppo sostenibile e norme che integrino la conservazione e il ripristino ambientale in ogni iniziativa di sviluppo.
    b. Istituire e tutelare riserve naturali e della biosfera, comprese aree silvestri e marine, per salvaguardare i sistemi di sostegno della Terra, la diversità biologica e preservare il nostro patrimonio naturale.
    c. Promuovere il recupero delle specie e degli ecosistemi in via di estinzione.
    d. Controllare ed eliminare organismi esogeni o geneticamente modificati dannosi per le specie autoctone e per l'habitat, e impedire l'introduzione di questi organismi dannosi.
    e. Gestire l'uso delle risorse rinnovabili come l'acqua, il suolo, i prodotti forestali e la vita marina in modo da non superare la loro capacità di recupero e da proteggere la salute degli ecosistemi.
    f. Amministrare l'estrazione e l'uso delle risorse non rinnovabili, quali i combustibili minerali e fossili, in modo da ridurne al minimo l'esaurimento e impedire gravi danni ambientali.

    6. Prevenire i danni come misura più efficace di protezione ambientale, e agire con cautela quando le conoscenze sono limitate.

    a. Agire per impedire la possibilità di danneggiare irreversibilmente o gravemente l'ambiente anche se le conoscenze scientifiche sono incomplete o non certe.
    b. Assegnare l'onere della prova a coloro che sostengono che una certa attività non provocherà danni significativi, e chiama i responsabili a rispondere di eventuali danni ambientali.
    c. Garantire che, nel processo decisionale, vengano affrontate le conseguenze cumulative, a lungo termine, indirette, remote e globali delle attività umane.
    d. Impedire l'inquinamento di ogni parte dell'ambiente e non permettere l'accumulo di sostanze radioattive, tossiche e comunque pericolose.
    e. Evitare le attività militari dannose per l'ambiente.

    7. Adottare sistemi di produzione, consumo e riproduzione che salvaguardino la capacità rigenerativa della Terra, i diritti umani e il benessere delle comunità.

    a. Ridurre, riutilizzare e riciclare i materiali utilizzati nei processi di produzione e consumo, e garantire che i rifiuti residui siano assimilabili dai sistemi ecologici.
    b. Comportarsi con parsimonia ed efficienza nell'utilizzo dell'energia, privilegiando sempre di più fonti di energia rinnovabile, come quella solare o eolica.
    c. Promuovere lo sviluppo, l’impiego e il trasferimento equo di tecnologie ecologicamente sicure.
    d. Includere nel prezzo di vendita i costi ambientali e sociali dei beni e dei servizi, e permettere ai consumatori di identificare i prodotti conformi alle normative sociali e ambientali più severe.
    e. Garantire a tutti l’accesso a un’assistenza medica che promuova la salute riproduttiva e la procreazione responsabile.
    f. Adottare stili di vita che accentuino la qualità della vita e l’uso di quanto realmente necessario in un mondo in cui le risorse non sono illimitate.

    (CONTINUA)

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  12. (continua)

    8. Sviluppare lo studio della sostenibilità ecologica e promuovere il libero scambio e l'applicazione diffusa delle conoscenze acquisite.

    a. Sostenere la cooperazione scientifica e tecnologica internazionale sulla sostenibilità, con particolare attenzione alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo.
    b. Riconoscere e tutelare le conoscenze tradizionali e la saggezza spirituale presenti in ogni cultura che contribuiscono alla tutela dell'ambiente e al benessere umano.
    c. Garantire che le informazioni di importanza vitale per la salute umana e la tutela dell'ambiente, comprese le informazioni in ambito genetico restino di pubblico dominio e a disposizione di tutti.

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