martedì 29 maggio 2012

I problemi dell'Africa

All'inizio del terzo millennio, l'Africa resta una delle aree del globo più critiche dal punto di vista politico ma soprattutto economico e sociale

Raccogli e trascrivi informazioni sui conflitti attualmente in corso in Africa e indica

- i paesi coinvolti
- le ragioni che hanno scatenato il conflitto
- la durata del conflitto

Specifica sempre la fonte delle tue informazioni

http://youtu.be/dJI9zFC1RO0

buon lavoro
la tua prof

8 commenti:

  1. Miriam:
    CIAD
    Il Ciad, ex colonia francese, vive un clima di tensione e di guerra continua a partire dalla sua indipendenza avvenuta nel 1960, dove il controllo politico dello Stato è la maggiore risorsa contesa dai movimenti armati musulmani del Nord e i governi militari cristiani del Sud.
    NIGERIA
    Il conflitto in Nigeria riguarda una serie di scontri e conflitti etno-politici originatisi nei primi anni Novanta nella zona del Delta del Niger e protrattasi fino ai giorni nostri. La causa principale di tali scontri riguarda gli interessi economici contesi tra il governo nigeriano, le multinazionali produttrici di petrolio e i gruppi etnici della zona del Delta che si sono sentiti sfruttati.
    CONGO
    Il Congo, particolarmente la regione del Kivu è stata fortemente destabilizzata a seguito del genocidio del Ruanda avvenuto nel 1994 ad opera degli Hutu. Sconfitti militarmente e successivamente perseguitati dai ribelli Tutsi, centinaia di migliaia di Hutu fuggirono dal Paese per trovare rifugio nel Congo del dittatore Mobutu. Dalla caduta di Mobutu nel 1997, l’ex Zaire, rinominata Repubblica Democratica del Congo (RDC) vive in uno stato di violenza continua.
    SOMALIA
    Allo scoppio della guerra civile, le regioni settentrionali della Somalia hanno deciso di proclamare l'indipendenza e di creare lo Stato del Somaliland, un'ex-colonia inglese unita nel 1960 al resto della Somalia precedentemente sotto il controllo italiano. Il Somaliland non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale ma è uno Stato a tutti gli effetti con istituzioni che funzionano ed elezioni regolari.

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  2. Non puoi non parlare degli ultimi avvenimenti in Nord Africa

    Le proteste sono cominciate il 18 dicembre 2010 in seguito alla protesta estrema del tunisino Mohamed Bouazizi che si è dato fuoco dopo aver subito maltrattamenti da parte della polizia

    Tale gesto è servito da scintilla per l'intero moto di rivolta che si è poi tramutato nella cosiddetta "rivoluzione dei gelsomini".

    Per le stesse ragioni, come effetto domino si è propagato ad altri paesi del mondo arabo e della regione del Nordafrica, in seguito alla protesta tunisina. In molti casi i giorni più accesi, o quelli dai quali ha preso avvio la rivolta, sono stati chiamati "giorni della rabbia" o con nomi simili.

    Ad oggi, tre capi di stato sono stati costretti alle dimissioni o alla fuga: in Tunisia: Zine El-Abidine Ben Ali il 14 gennaio, in Egitto Hosni Mubarak l'11 febbraio e il 20 ottobre in Libia Muammar Gheddafi che, dopo una lunga fuga da Tripoli a Sirte, è stato catturato e ucciso dai ribelli.

    I sommovimenti in Tunisia hanno portato il presidente Ben Ali, alla fine di 12 anni di dittatura, alla fuga in Arabia Saudita.

    In Egitto, le imponenti proteste iniziate il 25 gennaio, dopo 18 giorni di continue dimostrazioni accompagnate da vari episodi di violenza, hanno costretto alle dimissioni, complici anche le pressioni esercitate da Washington, il presidente Mubarak dopo trent'anni di potere.

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  3. SARA

    I Fatti di ieri

    Sulla spinta della rivolta in Tunisia che ha costretto il presidente Ben Ali a dimettersi e a fuggire dal paese, il 25 gennaio 2011 è incominciata in Egitto una grande e spontanea mobilitazione di popolo che ha chiesto radicali cambiamenti nella politica interna del paese e la fine del governo di Hosni Mubarak, al potere da trent’anni.

    Dopo 18 giorni la protesta ha ottenuto un primo clamoroso risultato con le dimissioni del presidente e il suo allontanamento dal Cairo. Il governo del paese è passato ai militari che promettono di garantire una transizione ordinata e di organizzare, nel giro di alcuni mesi, libere e democratiche elezioni.

    Gli osservatori e l'opinione pubblica occidentali seguono gli avvenimenti mostrando solidarietà nei confronti di un movimento che chiede libertà e democrazia senza tuttavia nascondere la preoccupazione che il crollo del vecchio sistema politico egiziano possa determinare una diffusa instabilità di cui potrebbero giovarsi i gruppi fondamentalisti (e terroristi) islamici operanti nella regione. Le diffidenze maggiori si incentrano sulla vecchia organizzazione dei Fratelli Musulmani che in Egitto continua ad avere un forte radicamento.

    I fatti di oggi:

    I risultati delle elezioni
    …. elezioni parlamentari in Egitto, che si sono svolte in tre turni dalla fine di novembre scorso al 11 gennaio 2012

    Chiusa la tornata elettorale i risultati premiano i partiti islamisti. Il Partito dei Fratelli musulmani “Libertà e giustizia” ha fatto il pieno dei voti conquistando il 47%. Subito dopo il Partito salafita “Al Nour” con il 24%. Mentre il primo viene considerato un movimento di ispirazione islamica moderato, il secondo risponde ai dettami del fondamentalismo.

    Il primo è pesantemente conservatore, il secondo pericolosamente reazionario.
    I Fratelli musulmani hanno stravinto, i salafiti sono andati molto bene: la Camera Bassa sarà composta per il 72% da politici di ispirazione islamista, secondo i risultati ufficiali


    Le preoccupazioni di oggi per il domani

    Il governo Obama si era immediatamente schierato a favore degli insorti per un radicale cambiamento di governo, sicuro che l’islamismo sarebbe stato contenuto e che l’esercito, come peraltro aveva immediatamente dichiarato, sarebbe rimasto il fedele alleato di sempre.

    Ma la vittoria dei Fratelli musulmani e di Al Nour, che non hanno digerito le critiche americane al loro fondamentalismo, ha fatto cambiare il giro del vento ed è destinata ad avere pesanti ripercussioni.

    Gli Usa che hanno avuto “il torto” di tifare per le forze laiche capeggiate dal “loro uomo” El Baradey, si trovano in difficoltà!
    I giochi sono aperti e le sorprese dietro l’angolo. La posta in palio non è solo il rapporto Egitto-Stati Uniti ma buona parte degli equilibri medio orientali.

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  4. Un po' di... Geografia

    Nord Africa

    Il termine Nordafrica designa la parte settentrionale dell'Africa, separata dal resto del continente ("Africa subsahariana") dal deserto del Sahara.

    Questo vale in un senso generale; nello specifico, il termine "Nordafrica" può avere varie accezioni a seconda del contesto di riferimento.

    Il Nordafrica è una delle macroregioni in cui le Nazioni Unite hanno diviso per convenzione l'Africa. Esso include 8 Stati:
     Algeria
     Egitto
     Libia
     Marocco
     Sudan
     Sudan del Sud
     Tunisia
     Sahara Occidentale (occupato/rivendicato dal Marocco)

    Da un punto di vista geografico, in aggiunta agli Stati anzidetti si possono considerare appartenenti al Nordafrica anche:

     Mauritania
     Mali
     Niger
     Ciad
     Eritrea
     Etiopia
     Gibuti

    oltre alle Azzorre, alle Canarie, Madera e le enclave spagnole di Ceuta e Melilla

    Nell'uso più comune, però, il termine Nordafrica si riferisce ai territori compresi tra il mar Mediterraneo a Nord e i limiti meridionali del Sahara a Sud; tra l'oceano Atlantico a Ovest e le parti occidentali dell'Egitto a Est.

    L'Egitto con la valle del Nilo, per la sua particolare situazione storica e geografica viene spesso considerato a sé (oltretutto, non va dimenticato che la penisola del Sinai, regione dell'Egitto, è fisicamente parte del continente asiatico).

    Si tratta sostanzialmente delle regioni storicamente abitate da popolazioni autoctone, di lingua berbera. La regione infatti era un tempo nota come Barberia.

    Dopo la conquista araba di queste regioni viene anche utilizzato il termine arabo Maghreb (in arabo"Occidente"), termine che è anche il nome del più occidentale dei paesi magrebini che si affacciano sul Mediterraneo, il Marocco.

    L'uso del termine Maghreb ha lo svantaggio di presentare la regione come un'appendice del mondo arabo (asiatico) - che peraltro è inequivocabilmente distinto col termine Mashriq - ma ha il vantaggio di essere normalmente impiegato dalla popolazione arabofona nonché dal resto del mondo.

    Recentemente i berberi hanno coniato, a partire dal proprio nome, amazigh, l'espressione Tamazgha che si riferisce a tutto il complesso di paesi dove è (o era) parlata la lingua berbera.

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  5. Un po' di ... Geografia è a cura di MIRIAM

    Cara Miriam,

    Mi piace questa tua ricerca, simile a quella di Davide e di Federico ( stessa fonte) in contrasto con il tuo testo che considera “Nord Africa” anche l’Egitto, insieme a Marocco, Algeria, Tunisia e Libia.

    Corretta e condivisa la distinzione tra:
    Maghreb – terra d’occidente, la parte più occidentale, rispetto
    all’Egitto, dell’area araba (Marocco, Algeria, Tunisia)

    Mashreq – parte più orientale ( Siria, Iraq, Giordania, Arabia
    Saudita, Kuwait,Bahrein, Quatar, Emirati Arabi, Oman e Yemen )


    So che avete individuato sulla carta satellitare dell’atlane delle risorse la posizione degli stati e del canali di Suez!
    BRAVI

    la vostra prof

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  6. Cari ragazzi,
    il nuovo numero di “Per la Storia Mail” riporta questo mese un dossier interamente dedicato al Medio Oriente che approfondisce alcuni aspetti cruciali a un anno dai primi moti rivoluzionari della Primavera araba.

    Con l’aiuto di studiosi ed esperti, cerchiamo di capire chi sono i Fratelli Musulmani che oggi aspirano alla guida dell’Egitto; quali conseguenze in tema di diritti ha avuto la partecipazione delle donne; quale scenario internazionale si sta disegnando intorno alla guerra civile siriana e, infine, quali enormi danni guerre e rivoluzioni stanno causando al patrimonio archeologico mediorientale.

    Vi apro un nuovo post: EGITTO dopo Mubarak

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  7. SARA

    Dopo la fine della guerra fredda, in Africa si sono sviluppati tanti conflitti che hanno avuto dimensioni locali, ma che continuano a causare morti, vittime di armi e carestie determinate dall’impossibilità di sviluppare attività economiche stabili. Qui di seguito sono riassunti i caratteri principali in 6 punti chiave:
    - I conflitti sono provocati spesso da gruppi etnici che si ribellano in nome di una identità etnica, per esempio Ruanda e Burundi.
    - Le differenze religiose unite a interessi economici sono alla base dei conflitti in Nigeria e Sudan.
    - Alcune volte si tratta di conflitti tra stati causati da rivendicazioni di natura territoriale, per esempio Etiopia e Eritrea.
    A ciò si aggiungono le ambizioni e le rivalità dei governanti locali. Spesso, si intrecciano fattori economici e politici.
    - Nella repubblica democratica del Congo, si sta svolgendo la “guerra mondiale africana” per il controllo dei giacimenti di oro e di diamanti.
    - I protagonisti di questi conflitti appaiono guidati da “microstrategie”, stringono e annullano alleanze di circostanza. Protagonisti dei conflitti non sono neanche i governi, ma i “signori della guerra” locali. In molti paesi operano vere e proprie compagnie militari provate che si fanno a carico della sicurezza e delle funzioni dello stato.
    - Le crisi africane probabilmente dureranno ancora a lungo per il loro debole potenziale di destabilizzazione dello scacchiere mondiale.

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  8. la ricerca di GIORGIA

    GUERRE ATTUALMENTE IN CORSO IN AFRICA
    Algeria: scontri tra esercito regolare e: Gruppo islamico al-Qaeda nel Maghreb islamico

    Angola: scontri tra esercito regolare e: Fronte di Liberazione

    Ciad: scontri tra esercito regolare e Union of Resistance Forces (URF)

    -Costa d’Avorio: scontri tra la milizia “Invisible Commandos” e le Forze Repubblicane del presidente neo-eletto Alassane Ouattara.

    -Gibuti: scontri tra esercito regolare e ribelli Front for the Restoration of Unity and Democracy (FRUD)

    -Egitto: scontri tra esercito regolare e gruppo islamico jihadista salafita

    -Eritrea: scontri tra esercito regolare e:
    • Democratic Movement for the Liberation
    • Continue tensioni per questioni di confine con l’Ethiopia e Gibuti

    -Etiopia: scontri tra esercito regolare e:
    • Democratic Unity Front o Afar Revolutionary Democratic Union Front (ARDUF)

    -Kenya:
    Muslim Youth Center (milizia somala collegata ad al-Qaida in Kenya)

    -Libia: Consiglio di Transizione Nazionale, insieme all’aiuto della Nato, a fine ottobre 2011 ha vinto la guerra civile contro esercito Gheddafi.
    • Libyan Liberation Front (LLF) in Sahel

    -Mali:
    • Movimento Nazionale per la liberazione

    -Mauritania: scontri tra esercito regolare e:
    • Gruppo islamico
    • collegato ad al-Qaida nel Maghreb islamico (AQIM)

    -Nigeria: scontri tra esercito regolare e:
    • Mend
    • Si segnalano anche continui scontri etnici e religiosi tra musulmani e cristiani nello stato di Plateau

    -Repubblica Centrafricana: scontri tra esercito regolare e:

    •FDPC (Democratic Forces for the People of Central Africa)

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